Il Dipartimento di salute mentale di Camerino: un percorso possibile

Il Servizio di Salute Mentale nasce a Camerino come “centro di recupero” nel 1985, (L.R. 27/1985) successivamente sulla base delle modifiche legislative nazionali e regionali con la riorganizzazione delle Aziende sanitarie locali ed accorpamento delle stesse si è venuto a costituire il un nuovo assetto istituzionale nel 1995 che resta a tutt’oggi invariato. Il Servizio comprende il territorio della ex usl 18 San Severino Marche e usl 20 di Camerino e il territorio dei comuni di Matelica ed Esanatoglia in precedenza gestiti dalla usl di Fabriano.

Riassumendo la popolazione appartenente alla AUSL 10 è di circa 48.000 abitanti, distribuita su un territorio di circa 1.200 Kmq per la maggior parte montano, costituita da 21 Comuni a loro volta riuniti sotto 3 Distretti, Camerino, San Severino e Matelica a loro volta associati a 2 Comunità Montane. Tutto questo per evidenziare che storicamente la popolazione afferente all’attuale Dipartimento di Salute Mentale, e gli operatori che se ne occupano non hanno una storia comune bensì è frutto di scelte amministrative ed istituzionali.

L’assistenza psichiatrica ai diversi comuni era stata strutturata sulla base della seguente tabella

Distretto Camerino

Acquacanina – Bolognola – Camerino –Castelsant’Angelo Sul Nera – Fiastra – Fiordimonte – Montecavallo – Muccia – Pievebovigliana – Pievetorina – serravalle del Chienti – Ussita – Visso

Distretto San Severino

Fiastra – Castelraimondo – Gagliole – Pioraco – San Severino M. – Sefro

Matelica

Matelica – Esanatoglia

Per quanto riguarda invece le funzioni ed i compiti con la legge regionale 282 del 1995 la Regione Marche approva il progetto obiettivo per il triennio 94/96 riafferma e precisa la forma dipartimentale del servizio di salute mentale (già pensata L.R. 27/1985) creando però le premesse per una forte struttura territoriale dell’intervento psichiatrico.

La Ausl n. 10 di Camerino con delibera n. 415 del 3.6.98 istituisce il DSM e nomina un coordinatore del dipartimento di salute mentale deputato ad esercitare competenze per la programmazione, la promozione, il coordinamento e la verifica di tutte le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale degli utenti e di formazione degli operatori, necessarie per assicurare un’efficace e sostanziale tutela della salute mentale. Il Coordinatore aveva, come numerosi altri operatori, funzione di responsabilità anche nel SER.T.

Strutture afferenti al Dipartimento di salute mentale

Anno 1997

Distretto Camerino

SEDE

C.S.M.

Camerino

Centro Diurno

Camerino

DISTRETTO SAN SEVERINO

C.S.M.

San Severino M

Casa di Accoglienza

Castelraimondo

DISTRETTO DI MATELICA

AMBULATORIO

Matelica

La mancanza di strutture e di un coordinamento tra le strutture territoriali stesse ma soprattutto l’assenza di un modello di riferimento e di conseguenza di percorsi in cui inviare i pazienti aveva prodotto un elevato numero di ricoveri presso i Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cure delle asl marchigiane con numerosi casi di revolving door e l’utilizzo di strutture private post ricovero per programmi di riabilitazione (vedi Ricoveri).

 

Nel 1997/98 si è iniziato un lavoro di sviluppo per il Dipartimento sulla base della Concezione Operativa di Gruppo.

Da una prima analisi istituzionale i problemi da affrontare erano:

  • la formazione degli operatori al fine di creare un ECRO
  • la definizione del processo terapeutico
  • la creazione di strutture e funzioni territoriali possibili per i compiti terapeutici e riabilitativi e di prevenzione.

Formazione degli operatori

La formazione individuale degli operatori è stata effettuata presso L’IIPSA Istituto Internazionale di psicologia sociale Analitica di Mestre diretto dal Prof. Bauleo e presso “La Scuola di Prevenzione J. Bleger” di Rimini diretta dal Dott. Montecchi.

Formazione in sede:

Sono stati organizzati:

  • cicli supervisione annuali con il prof Bauleo presso la sede del DSM a Camerino
  • numerosi seminari di formazione

Si inserisce di seguito il lavoro svolto nel nell’anno 2001-2002 in quanto particolarmente indicativo della strategia attuata dal DSM di Camerino e che poi ha prodotto i risultati relativi ai ricoveri

“Strategie operative istituzionali del DSM” (anno 2001/2)

  • diagnosi operativa (prof A. Bauleo)
  • il ricovero (Dott. M. De Berardinis)
  • la semiresidenzialità (Dott. L. Montecchi)
  • residenzialità (Dott. M. De Berardinis)
  • la Psicoterapia istituzionale (Dott. V. Vandelli)
  • la prevenzione (Dott. L. Montecchi)
  • la organizzazione Istituzionale (Dott. M. Ferrari)

di seguito riporto gli emergenti relativi al Seminario sulle “strategie istituzionali nel DSM”

Emergenti nei gruppi del 30-5-02 seminario sulle “Strategie istituzionali nel DSM”

I° gruppo consegna: “Abbiamo un’ora e mezza di tempo per parlare delle difficoltà nelle strategie istituzionali e di quant’altro vi sembri opportuno”.

Leonardo Montecchi coord. I° gruppo:

  1. Difficoltà a formare un gruppo, discontinuità, agitazione. Int: qui come nei servizi è difficile formare un gruppo di lavoro (turn over, burn out ecc..).
  2. Sesso e divieti in una struttura fra i pazienti. Int: queste problematiche giocano anche per gli operatori.
  3. Sono piena di carico come responsabile di una struttura. Int: cosa posso dire qui di queste difficoltà? Ci sarà un giudizio?
  4. Qui sono fuori luogo. Int: sono de-istituzionalizzato in questo momento, forse posso ripensarmi.

Laura Grossi coord.I° gruppo:

  1. Lungo silenzio iniziale; dai seminari ho capito che bisogna lavorare insieme.
  2. Una volta era peggio perché i malati di oggi stanno molto meglio non sono istituzionalizzati.
  3. La realizzazione dei servizi è a macchia di leopardo.
  4. Perché non ci sono stati gruppi sin dall’inizio?
  5. Competizione tra psichiatri e psicologi.

Pedrolli coord.I° gruppo:

  1. Tutto il corso solo per gli “istituzionali” non per il privato.
  2. Scarsa collaborazione tra figure professionali il paziente diviene una “patata bollente” per la patologia e tra gli operatori.
  3. Chi gestisce i pazienti che picchiano?
  4. Se la comunicazione non c’è quali possibilità organizzative?

II° gruppo consegna: “Abbiamo un’ora e mezza di tempo per parlare delle proposte di miglioramento nelle strategie istituzionali e di quant’altro vi sembri opportuno”.

Leonardo Montecchi coord. II° gruppo:

  1. Operatori riciclati.
  2. Ruoli nell’équipe rigidi o flessibili, l’atteggiamento rigido demotiva, il flessibile sovraccarica.

Laura Grossi coord. II° gruppo:

  1. Necessita una formazione costante con i gruppi.
  2. Lavorare in équipe per stare meglio.
  3. Il cambiamento del responsabile fa cambiare tutta l’impostazione del servizio – una formazione comune non permette cambiamenti imposti gerarchicamente.

Pedrolli coord. II° gruppo:

  1. La programmazione del cambiamento richiede tempo.
  2. Difficoltà nel lavoro e sovraccarico personale vengono affrontati nel privato: prendendo ferie, ascoltando musica. Int: nessuno pensa a modifiche nel lavoro.
  3. Vorrei sapere se secondo voi questo lavoro si può fare per tutta la vita e quali sono le conseguenze?
  4. Mi sono sentita sollevata da quest’incontro perché condividere i problemi aiuta

Osservazioni dell’organizzatore istituzionale del seminario Massimo Mari.

Ai gruppi hanno partecipato 50 integranti così suddivisi 14 dott. Pedrolli, 16 dott. Montecchi, 20 dott.ssa Grossi.

Circa una quindicina di persone sono arrivate in ritardo per cui l’assegnazione ai gruppi è stata un po’ confusa.

Alcuni per loro difficoltà hanno abbandonato i gruppi anticipatamente chiamando i loro colleghi in altri gruppi che però non volevano abbandonare il lavoro.

La sensazione, prima dell’inizio, da parte degli organizzatori Mari e Grifantini, era di grosso timore in quanto si temeva che pochi avrebbero partecipato alla restituzione attiva delle loro osservazioni, sarebbe stato difficile avere un polso istituzionalmente attendibile di quanto prodotto dai seminari. Si aveva come l’impressione di una forte solitudine e di un “buco nell’acqua” prodotto dai seminari.

Il risultato in termini di partecipazione ed in “clima” generale dopo l’incontro è andato come si vede oltre le più ottimistiche previsioni (20 al gruppo di Grossi) sia degli organizzatori sia dei coordinatori (si era ipotizzata in mancanza di partecipazione chiudere con una plenaria, è stato il contrario: sarebbe occorso un coordinatore in più).

Nella percezione di chi ha organizzato questa e ormai molte altre iniziative in ambiente marchigiano da 7 anni ad oggi la resistenza al lavoro ed alla formazione in psicanalisi dei gruppi e delle istituzioni è nettamente cambiata (si ricordino gli sforzi per il seminario “Lo Spazio Terapeutico” organizzato dallo scrivente per l’IIPSA nel ’95 e la perdita economica). Molti oggi si sono lamentati di non aver potuto fare gruppi dopo ogni seminario!!! Non era così un tempo.

Le difficoltà riscontrate mi sembrano risiedere in un’eccessiva attenzione al manifesto istituzionale e gruppale sia nella informazione sia in alcune coordinazioni dei gruppi sia nel dispositivo utilizzato a tutt’oggi, per fortuna manca ancora l’ultima plenaria del prof. Bauleo il 3-10-02.

I lavori scritti sono pochi ma alcuni a mio parere di particolare sforzo e profondità, spesso negli operatori più giovani per formazione alla Concezione Operativa.

A questo ciclo di seminari ne è seguito un altro di 7 incontri su “EFFETTI DEI CAMBIAMENTI ISTITUZIONALI: qualità, accreditamento, appartenenza, burn-out” al fine di proseguire il percorso formativo e ragionare sulle dinamiche della fusione ed integrazione istituzionale sulla base dei cambiamenti che sarebbero avvenuti a livello regionale (trasformazione in un’azienda unica regionale).

“EFFETTI DEI CAMBIAMENTI ISTITUZIONALI: qualità, accreditamento, appartenenza, burn-out” Anno 2003

Modifiche Istituzionali e burn/out degli operatori (Prof Armando Bauleo)

La vita delle organizzazioni sanitarie nella dinamica del cambiamento (Dott. Massimo Ferrari)

Problematiche nell-integrazione tra pubblico e privato sociale (prof. Franco de Felice)

Obiettivi pratici e strategie dei servizi offerti in una prospettiva regionale (Dott. Giuseppe Zuccatelli)

Accreditamento e qualità reale durante le trasformazioni istituzionali (Prof. Franco di Stanislao)

La formazione continua come elemento di prevenzione del burn/out (Prof. Gabriele Borsetti)

Relazione conclusiva sugli emergenti dei precedenti incontri e dibattito (Prof. Armando Bauleo)

Anche questo ciclo di seminari fu offerto a tutti gli operatori dei DSM e del SER.T della Regione (circa 200 integranti) svolto nelle aule del Centro polivalente dell’Università di Camerino e i gruppi furono tutti coordinati da personale interno del DSM della ZT 10 Camerino che avevano ultimato la propria formazione presso l’IIPSA e la scuola di Prevenzione Bleger e partecipato alla formazione continua che si svolgeva presso il DSM sotto la supervisione del prof. Bauleo e del dott. Massimo Mari. Si segnala che i relatori del 4° e del 5° incontro furono sostiuiti per impossibiltà personali a partecipare. Riporto gli emergenti di un gruppo ed indicati dal prof. Bauleo nell’incontro finale di restituzione.

Compito: “lavoriamo insieme per un’ora e trenta il compito è discutere sull’informazione ricevuta e quant’altro ritenete opportuno”.

1° Incontro:

Modifiche Istituzionali e burn/out degli operatori (Prof Armando Bauleo)

  1. “io sinceramente ho capito ben poco più di quello che già sapevo”
  2. “raccontano di una bambina che prende le botte(un caso seguito dai servizi sociali) (ogni integrante suggerisce quello che si dovrebbe fare)”
  3. “speriamo che questo gruppo sia il migliore” (è l’ultimo gruppo che è stato formato)

2° Incontro:

La vita delle organizzazioni sanitarie nella dinamica del cambiamento (Dott. Massimo Ferrari)

  1. Silenzio “un de già vie” “il cambiamento provoca angoscia, il cambiamento implica la famiglia”.
  2. “prima ti dicevano fai questo, fai quello, fai quell’altro adesso ti danno input”.
  3. “siamo dei soldatini di piombo.”

3° Incontro

Problematiche nell’integrazione tra pubblico e privato sociale (prof. Franco de Felice)

  1. Silenzio “il 3° settore dovrebbe sopperire le mancanze del pubblico. Noi possiamo fare ben poco”.
  2. “Voi vi informate come dovete lavorare?”
  3. “il sistema porta all’invidia e si perde il posto fisso” (paura)

4° Incontro

Obiettivi pratici e strategie dei servizi offerti in una prospettiva regionale (Dott. Fausto Mannucci)

  1. “l’ansia è dovuta alla supposizione” (mancano le certezze).
  2. “sento che lo sportello della salute è come la casa di riposo, ci mandano tutto poi chi sta lì si trova di fronte ai problemi”.
  3. “analizzare le problematiche chi propone il cambiamento dover scendere nella realtà da cambiare”

5° Incontro

Accreditamento e qualità reale durante le trasformazioni istituzionali (Dott. Marco Mari)

  1. Silenzio 2 integranti parlano tra loro e si chiedono: “chiuderà il reparto di chirurgia di San Severino?” E’ Possibile cambiare?
  2. All’ospedale di Civitanova Marche hanno cambiato il pavimento tutta la gente scivola e va al pronto soccorso ed in radiologia. A Camerino non ci sono le luci nel parcheggio. Però in tutti gli Ospedali ci sono le Statue di padre Pio: non ci resta che avere fede. “Stavamo seduti sulle poltrone adesso sulle sedie “ Non avevo percepito questo cambiamento” (Il gruppo è rimasto nello spazio ma sono cambiate le sedie)
  3. “Ma c’è solo frustrazione? Diciamo cosa funziona” ed ogni integrante apporta il proprio contributo.

6° Incontro

La formazione continua come elemento di prevenzione del burn/out (Prof. Gabriele Borsetti)

  1. Lei chi è (c’è un nuovo integrante). Silenzio(riflessione) “Ho avuto un attimo di confusione quando si è parlato di empatia”
  2. I bambini malformati vanno tenuti nascosti “il burn-out va tenuto nascosto qui in questo gruppo invece se ne è parlato ed è diventato quasi positivo”
  3. L’organizzazione (Istituzione Asl, cooperativa ecc) non si fa carico del brun-out, ma l’operatore viene stimolato ad auto osservarsi e all’auto aiuto.

RIFLESSIONI:

Il gruppo ha sempre iniziato il lavoro con grossa difficoltà. La sensazione è stata che i partecipanti venissero per i crediti ECM e cominciavano a lavorare solo quando vedevano che il dispositivo comunque non veniva modificato. Ci sono stati momenti di discussione accesi ma alla fine si sono salutati dicendosi “siamo stati molto bene ed hanno chiesto il proseguimento dgli incontri per discutere ancora sul burn-out. Per i coordinatori la diffocoltà è stata lavorare con dei colleghi con i quali si condivide il lavoro quotidiano, ed hanno dovuto tener conto durante la coordinazione della possibilità di pregiudizio.

Tale lavoro ha prodotto un aumento delle capacità degli operatori ad approcciarsi al soggetto ed a proseguire il lavoro intrapreso utilizzando il dispositivo dei gruppi operativi, la capacità dell’equipe e dei sui integranti a lavorare sul “Compito”.

Così di pari passo alla formazione all’interno del Dipartimento si andava definendo e sviluppando un processo psicoterapeutico basato su una diagnosi operativa finalizzato alla produzione di programmi strutturati ed individualizzati al fine di far realizzare esperienze terapeutiche arricchenti al paziente, con il coinvolgimento sempre maggiore delle famiglie, includendole nel processo di cura e che teneva conto del contesto comunitario ed istituzionale.

Con l’assegnazione di fondi dedicati da parte della Regione Marche si aprivano nuove strutture come, il centro diurno a San Severino e Matelica, l’SRR di Gagliole, il Gruppo Appartamento di Castelraimondo, un gruppo di lavoro sulla Prevenzione e tutto con il coinvolgimento dei familiari dei pazienti che arrivano ad associarsi tra di loro (Associazione Famiglie Psiche 2000) per poi trasformarsi in associazione di volontariato: Associazione Familiari volontari Psiche 2000 e sostenere il percorso intrapreso.

Fino ad avere l’assetto indicato nell’allegato FIG 1 e Fig. 2

Le strutture, le attività e le funzioni del DSM sono pensate sulla base di un processo terapeutico costituito da 3 fasi principali e che attraversavano tutti gli ambiti della psicologia sociale: individuale, gruppale, comunitario ed istituzionale. Queste 3 fasi sono precedute da una fase comune che chiamiamo Diagnosi Operativa.

L’invio del paziente al DSM avviene attraverso: richiesta diretta del paziente, della famiglia, degli Enti Locali, delle Istituzioni, del dipartimento di emergenza urgenza, medico di medicina generale oppure da parte di operatori interni al processo terapeutico che rimangono in una fase di “stallo” resistenziale.

In questo momento iniziale è indispensabile una corretta lettura della “domanda” in quanto nella “richiesta” di chi fa l’invio è implicito il bisogno che realmente soggiace, il vero lavoro è quello di non cercare dentro di noi la risposta a questa richiesta ma aiutare il paziente a ricercare la domanda che è già implicita nella sua richiesta, e questo lo si può fare attraverso un percorso col paziente e la sua famiglia accolti dall’equipe nei diversi ambulatori del DSM.

La corretta lettura della domanda avviene all’interno delle fasi del processo terapeutico

FASE 1:

AREA CONTENITIVO TERAPEUTICA. Rappresenta la fase iniziale, in questo momento il soggetto ha rotto gli argini del Sé (quella che Bleger chiamerebbe la linea di clivaggio). Il contenimento può avvenire in caso di crisi acuta attraverso il ricovero in SPDC (che nel nostro caso è al di fuori delle nostre strutture in quanto il DSM della ZT 10 non ha SPDC) in alcuni casi nei reparti ospedalieri dei 3 presidi della zona territoriale, in ogni caso il compito in questa fase è arginare la frattura di clivaggio cercando di chiarire le ambiguità, capire le ragioni individuali e di contesto che sottintendono la crisi. Superata la fase acuta, la terapia possiamo dire che è lo spazio e il tempo di disvelamento del conflitto che rinforza le difese del soggetto, la terapia è la sede in cui possono emergere i nodi inconsci ed il gioco dei ruoli permetterà di contenere le parti rifiutate del Sé e l’analisi del transfert e del controtransfert permetterà al soggetto di ristabilire un equilibrio tra il gruppo interno ed il gruppo esterno, un limite tra la sua storia, il presente e la sua progettualità. La sede prevalente di questo è l’ambulatorio psichiatrico.

In questa fase le strutture, funzioni e attività a disposizione nella ZT 10 sono:

  • Gli SPDC gestione fase acuta :TSO TSV
  • Presidi Ospedalieri di Camerino San Severino e Matelica – un posto letto nei tre reparti di medicina per accertamenti medici
  • consulenze psichiatriche, colloqui psichiatrici, infermieristici, colloqui assistente sociale.
  • gli ambulatori del DSM
  • Funzione medica, infermieristica, funzione psicoterapica: farmacoterapia assistita, ASO, TSO, colloqui psichiatrici/psicologici, colloqui infermieristici, consulenze esterne (MMG, Istituzioni) ed interne.
  • Funzione psicoterapeutica: Individuale, coppia, familiare, gruppale, multifamiliare, psicodiagnostica
  • Funzione psicosociale: Contatti enti istituzionali, inserimento centro diurno, inserimento lavorativo,inserimento rete sociale.
  • Funzione di aggancio: Consulenze presso altre strutture (reparti ecc)
  • Funzione di sostegno: Farmacoterapia domiciliare, colloqui domiciliari

FASE 2:

AREA RIABILITATIVA TERAPEUTICA

La riabilitazione è la nuova sperimentazione delle relazioni, la possibilità di reinvestimento libidico della realtà dopo il crollo psicotico; il soggetto deve essere aiutato a scoprire nuovi orizzonti tramite l’accoglienza di nuove possibilità di identificazione, ricostruendo progressivamente sulle macerie del suo gruppo interno nuovi personaggi di cui possa sentirsi autore. In questa fase il dispositivo terapeutico colloca il soggetto in percorso esperenziale, e testimonia al soggetto la possibilità di cambiamento. L’obiettivo è il superamento dell’isolamento a favore delle possibilità di cooperare al fine di osservare e di vivere nuovamente il mondo in una angolatura più ampia possibile, sia per il soggetto che per la sua famiglia.

In questa fase le strutture, funzioni e attività a disposizione nella ZT 10 sono: ( vedi Fig 2)

Centri diurni:

– funzione riabilitativa semi residenziale, definizione programma riabilitativo, funzione psicosociale, affiancamento funzione psicoterapeutica.

– Attività terapeutica riabilitativa, gruppo psicoterapeutico, gruppo multifamiliare, ecc(vedi Fig.2)

Struttura residenziale riabilitativa (Gagliole)

  • funzione psicoterapeutica:
  • Contratto Terapeutico, Psicoterapia (individuale, coppia famiglia,gruppo),gruppo multifamilire, farmacoterapia
  • Funzione riabilitativa:
  • Attività residenziale: programmazione giornaliera attività quotidiane (gestione ambiente, igiene ecc) gruppo uscite, gruppo cucina, gruppo lettura ecc.
  • Funzione della separazione.
  • Aumento competenze sociali e personali
  • Reinserimento DSM, gruppo appartamento, casa
  • Inserimento lavorativo

 

Casa di Ospitalità Castelraimondo e Case di Riposo dei diversi Comuni della ZT 10

Funzione psicogeriatrica:

  • Farmacoterapia
  • Psicoterapia individuale, gruppo, familiare
  • Laboratorio arti espressive, attività motoria, cine forum.

 

FASE 3:

AREA delle AUTONOMIE

Questa fase è il tentativo di discriminazione e/o di separazione dei valori del soggetto da quelli del suo mondo, del suo contesto. Il compito dovrebbe essere la comparsa del progetto personale nella scelta dei nuovi vincoli in cui la persona investe. Lo strumento un gruppo appartamento autogestito e successivamente una propria abitazione; un lavoro in una cooperativa sempre meno protetto e magari una psicoterapia che il soggetto paga da se.

In questa fase le strutture, funzioni e attività a disposizione nella ZT 10 sono: ( vedi Fig 2)

Cooperativa Sociale di tipo B

Funzione inserimento lavorativo

  • tirocinio lavorativo
  • borse lavoro

Funzione terapeutica

  • gruppo psicoterapeutico

Funzione sociale

  • assemblea inserimenti lavorativi

Gruppo Appartamento

Funzione separazione e reinserimento sociale

  • farmacoterapia assistita
  • colloquio di sostegno
  • gruppo psicoterapeutico
  • gestione delle attività quotidiane di igiene e dell’ambiente

A ponte tra la seconda e terza fase abbiamo il Progetto Sollievo; progetto di integrazione socio-sanitaria con fondi dedicati, volti a permettere l’intrerazione tra Istituzioni diverse che contemporaneamente interagiscono nel supportare la ricostruzione delle reti di riferimento delle famiglie in trattamento; vanno dal semplice “andare a prendere” e “viaggiare” insieme con i pazienti che risiedono lontano, al costruire dispositivi istituzionali di supporto del 3° settore (cooperative, associazioni volontariato, polisportive ecc). Ben notare che gli stessi strumenti rischiano sempre di produrre percorsi istituzionalizzanti e non dinamiche processuali emancipatorie se non mantenuti con una costanza di supervisione d’equipe al controtransfert istituzionale.

Progetto Sollievo

Funzioni di affiancamento dei programmi terapeutici e Psicosociale Le attività riguardano

  • trasporti
  • borse lavoro
  • formazione
  • contatti enti istituzionali

 

Altro elemento importante che si è sviluppato all’interno del DSM è L’Associazione Familiari volontari Psiche 2000 nata come associazione delle famiglie e trasformatasi in associazione di volontariato con una

Funzione di rete sociale e psicosociale

Le attività svolte sono.

  • Informazione
  • Contatti enti istituzionali
  • Ascolto bisogno sociale e progettazione interventi
  • Formazione.

CONCLUSIONI

(uso il termine soggetti perché mi riferisco sia ai pazienti che agli operatori)

Attraverso questo modello i soggetti hanno potuto sperimentare un insieme di trasformazioni, una successione di cambiamenti che si sono realizzati in modi diversi, ma che hanno una coerenza interna e una progressione verso una condizione che possiamo definire: una integrazione della personalità, maturazione, armonia della persona, salute mentale, equilibrio emotivo. Utilizzando il concetto di complessità possiamo dire che i cambiamenti non hanno avuto una successione lineare ma hanno rappresentato momenti successivi di destrutturazione e ristrutturazione di parti di insiemi. Quando parliamo di successione di cambiamenti ci riferiamo sia ai cambiamenti osservabili attraverso i comportamenti dell’individuo (le relazioni interpersonali, ciò che concretamente fa, ecc) sia a quelli dei vissuti soggettivi, considerando questi ultimi come indici di cambiamento interno, profondo, di trasformazione della struttura di personalità, del tipo di relazioni oggettuali, della natura stessa degli oggetti interni e della modalità del soggetto di elaborare la relazione dialettica con la realtà.

L’esperienza ci ha dimostrato che un paziente può essere curato attraverso un processo terapeutico, purché ci siano le condizioni necessarie per il suo svolgimento, il fallimento di un trattamento non si deve mai ritenere definitivo, ma abbiamo imparato a superare il pregiudizio dell’irreversibilità della condizione mentale patologica a favore della mancanza delle condizioni necessarie per quel paziente perché potesse attuarsi il processo terapeutico. Lo si sta costatando anche a livello biologico: non esistono pazienti “non responders” ai trattamenti farmacologici per sempre: date adeguate condizioni-psico sociali anche la conformazione recettoriale muta.

La consapevolezza ed il mettersi in gioco dell’equipe del DSM della ZT 10 Di Camerino in termini numerici ha prodotto i risultati indicato nella tabella di seguito.

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