Teoria del vincolo

di Leonardo Montecchi

XXIII. La grazia dei vincoli.

I vincoli fanno nascere il desiderio di un atteggiamento di gratitudine reciproca. Per esemplificare da un genere di vincoli: nasce lamentela fra gli amanti quando presumono che ci sia una situazione di debito reciproco. Così l’amante denuncia il debito dell’amata, chiedendo che essa gli restituisca l’anima sottratta, giacché egli, morto nel corpo proprio, vive nel corpo altrui; e se l’amante accarezza di meno la sua amata, lei si lamenta, come negletta; e l’amante si lagna con l’amata, se…

A questo punto si interrompe il manoscritto che ci è pervenuto del De vinculis in genere

Giordano Bruno De Vinculis in genere

Teoria del Vincolo

Pichon Riviere con le lezioni oggi riunite sotto il titolo “Teoria del vinculo” dall’ottobre 1956 al gennaio 1957, introduceva uno degli elementi di base dello Schema concettuale di riferimento con cui operiamo.

Ora è utile riprendere a pensare questo concetto alla luce degli anni di lavoro teorico e pratico che sono passati da quelle lezioni.

Dobbiamo innanzitutto partire dal fatto che Pichon Riviere considera la “teoria del vincolo” come una teoria della costituzione del soggetto.

Nella psicoanalisi freudiana si trovano due teorie della costituzione del soggetto, la prima è basata sugli istinti e sul narcisismo primario, la seconda sul vincolo sociale.

La prima si basa su un “individuo” che siamo autorizzati a pensare come chiuso in se , il cui prototipo si trova nel “cogito ergo sum” di Cartesio o meglio ancora in Kant che scrive:

(…) la rappresentazione io penso è un atto della spontaneità,ossia non può venir ritenuta propria della sensibilità. Io la chiamo appercezione pura per distinguerla dalla empirica, o anche appercezione originaria, perché essa è quella autocoscienza che,producendo la rappresentazione io penso- che deve poter accompagnare tutte le altre ed è una e identica in ogni coscienza- non può essere accompagnata da nessun altra”.

Critica della ragion pura deduzione trascendentale dei concetti dall’intelletto 16, Dell’unita sintetica di ogni appercezione pag 263

Si tratta dunque di un “a priori” che definisce le condizioni possibili della esperienza. Ma questo “io penso” definisce anche una individualità, un soggetto assoluto, nel senso latino del termine: ab solutus, cioè sciolto da qualsiasi vincolo. Un soggetto simile  compare nella storia occidentale alla fine del medio evo quando emergono i primi elementi della “società civile” separata dalla comunità.

“In questa società della libera concorrenza il singolo appare sciolto dai vincoli naturali ecc., che nelle epoche precedenti facevano di lui l’elemento accessorio di un conglomerato umano determinato e circoscritto”

Karl Marx. Introduzione a per la critica della economia politica. del 57

Come ha dimostrato Michel Foucault il sorgere dell’ “io penso”sciolto da qualsiasi vincolo provoca l’esilio della follia.

” se l’uomo può essere sempre folle, il pensiero, come esercizio della sovranità da parte di un soggetto che si accinge a percepire il vero,non può essere insensato”.

Michel Foucault ” la nascita della follia nell’età classica” CAP II pag 108

Si tratta appunto di un soggetto, del soggetto del diritto, che emerge nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789:

Art. 1 – Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Tuttavia questa eguaglianza del soggetto plurale (gli uomini) è simbolica, la contraddizione, nella pluralità dei soggetti è data dal diverso vincolo che esiste fra di loro.

Mi riferisco alla dialettica del signore e del servo che è descritta da Hegel nella fenomenologia dello Spirito:

Dice Hegel:

“L’autocoscienza è in se e per se solo quando e in quanto è in se e per se per una altra autocoscienza, cioè solo è in quanto qualcosa di riconosciuto”.

Fenomenologia dello spirito, autonomia e non autonomia dell’autocoscienza

Come è noto Hegel descrive la duplicazione della autocoscienza come necessaria al reciproco riconoscimento e la successiva rimozione (aufheben) dell’altro. Ma la rimozione non riesce per questo si sviluppa la lotta fra le autocoscienze. In questa lotta compare  la morte come possibilità di perdere la vita, la posizione di fronte alla morte della autocoscienza ne chiarisce la forma duplice una la sfida e l’altra ne ha paura. Una ha per essenza l’essere per se, l’altra che ha paura della morte ha per essenza la vita.

“I momenti si presentano dunque come due figure opposte della coscienza:l’una è la coscienza autonoma che ha per essenza l’essere per se, l’altra è la coscienza non autonoma la cui essenza è la vita, l’essere per un altro. Uno è il signore l’altro il servo”.

Fenomenologia dello spirito.

La fenomenologia hegeliana ci mostra la dinamica della soggettività, cioè l’impossibilità di un soggetto a priori, svincolato dall’altro.

Questo soggetto individuale, apparentemente “naturale” appare come un mito del passato, l’individuo come soggetto della produzione: il cacciatore, il pescatore, emerge all’inizio dei trattati di economia classica e viene trattato come una “robinsonata” da Marx, con un richiamo al protagonista del romanzo di Defoe che da solo sopravvive nell’isola deserta producendo una economia di sussistenza. Marx parla di questo individuo “naturale” come di una apparenza come una nostalgia di una situazione inesistente e dice:

“Infatti, in quanto individuo conforme alla natura – secondo la concezione che essi avevano della natura umana – egli non appare come formatosi nel corso della storia, bensì come posto dalla natura stessa”

Karl Marx introduzione a per la critica dell’economia politica del 57.

E più avanti ci dice:

“Quanto più risaliamo il corso della storia, tanto più l’individuo, e quindi anche l’individuo che produce, ci appare come un essere non autonomo, facente parte di un insieme più vasto”

(ibidem)

Cioè questo soggetto “naturale” soggetto istintivo è un mito della ideologia moderna, anche per Rousseau il “contratto sociale” modifica la “natura umana” perché questo atto intenzionale trasforma

“(…) ogni individuo, che per se stesso è un tutto perfetto e solitario, nella parte di un più grande tutto, da cui questo individuo riceve in qualche modo la sua vita e il suo essere;”

Jean Jaques Rousseau “Il contratto sociale” capitolo 7

L’individuo perfetto e solitario è il soggetto degli istinti, un soggetto “naturale” concreto, materiale.

Il soggetto sociale, come dice Rousseau sorge come effetto, ex post, di un contratto intenzionale fra soggetti liberi.

Si tratta di una concezione che vede il soggetto come dice Kant, in uno spazio e un tempo assoluti.

Ma per tornare alla concezione psicoanalitica del soggetto Freud ci dice che:

“sulla base di alcune scoperte psicoanalitiche, oggi la tesi kantiana che il tempo e lo spazio sono forme necessarie del nostro pensiero, può essere messa in discussione. Abbiamo appreso che i processi psichici inconsci sono di per se “A temporali”.

Al di la del principio di piacere.

Queste considerazioni mettono in questione l’idea del soggetto assoluto, dobbiamo collocare l’io penso, l’autocoscienza,nello spazio-tempo e ciò significa relativizzare il soggetto all’ambiente.

Dunque, riprendendo il filo delle considerazioni sulla soggettività possiamo definire alcuni punti:

a) il soggetto assoluto, cioè sciolto da qualsiasi vincolo, emerge nella teoria con il “cogito ergo sum” di Cartesio.
b) questo “emergente” è la conseguenza di un processo durato qualche centinaio di anni, che si è svolto in Europa e ha portato alla fine del medio evo e della economia feudale e alla nascita dell’età moderna e della economia capitalista.
c) l’ “io penso” non ha alcun vincolo ne alcuna appartenenza, non si deduce a partire da Dio ne’ dalla comunità
d) si può vedere questo “soggetto” nei ritratti che compaiono dal rinascimento in poi : mercanti, capitani d’armi, aristocratici.
e) l’individuo astratto, privo di vincoli e determinazioni è il punto di partenza delle teorie economiche borghesi
f) l'”io penso” non può essere folle per questo rimuove la follia e la segrega in spazi specificamente dedicati.
g) Dopo la rivoluzione francese che istituisce il soggetto assoluto emerge l’altro che l’istituzione liberale rimuove.
h) è la duplicazione della autocoscienza che porta alla dialettica servo-padrone descritta da Hegel.

E qui ritorniamo al nostro soggetto, al soggetto della fenomenologia dello spirito. Ci dice Hegel:

“l’autocoscienza è certa di se stessa solo perché rimuove questo altro che le si presenta come vita autonoma. L’autocoscienza è desiderio.

Certa della nullità di questo altro, l’autocoscienza pone per se tale nullità, come propria verità, annienta l’oggetto autonomo e si conferisce così la certezza di se stessa come certezza vera – come certezza, cioè, che è diventata ai suoi occhi una modalità oggettiva.

In questo appagamento, però, l’autocoscienza fa esperienza dell’autonomia del suo oggetto. Il desiderio e la certezza di se raggiunta nell’appagamento del desiderio sono condizionati dal oggetto stesso: essi accadono perché rimuovono questo altro e affinché ci sia la rimozione, deve esserci appunto questo altro.

Mediante la propria relazione negativa, dunque, l’autocoscienza non può rimuovere l’oggetto e piuttosto lo produce di nuovo come pure si riproduce il desiderio.

In effetti l’essenza del desiderio è un altro dall’autocoscienza e proprio di questa verità adesso l’autocoscienza ha fatto esperienza”.

Fenomenologia dello spirito IV la verità della certezza di se stesso pag 271

Cioè il soggetto individuale ha la sua certezza in un altro soggetto individuale che pero’ rimuove. La rimozione annienta l’altro, questo annientamento appaga il desiderio del soggetto che però fa esperienza dell’autonomia dell’altro da se e che il suo desiderio e la certezza di se sono condizionati dall’altro.

In queste oscure pagine di Hegel emerge la consapevolezza di un soggetto che si fonda sull’altro. Un soggetto che possiamo definire in base alle considerazioni esposte come il soggetto del desiderio.

Ritroveremo questo soggetto nella teoria di Lacan che riprende la Fenomenologia di Hegel.

A questo soggetto del desiderio, non più assoluto, come abbiamo visto, si  contrappone il soggetto della necessità.

Questa distinzione è fondamentale perché introduce la realtà esterna alla dialettica del soggetto. Infatti ” l’oggetto autonomo” di Hegel non è un oggetto del pensiero, un oggetto “immaginario” ma reale.

La realtà dell’oggetto autonomo ha delle conseguenze nella costituzione della soggettività che sono state analizzate dal giovane Marx che nel terzo dei manoscritti economico filosofici del 1844 commentando il brano della fenomenologia dello spirito sopra citato dice:

“Esser oggettivo, naturale, sensibile ed aver fuori di sé oggetto, natura e senso ovvero essere oggetto, natura, senso per un terzo è la stessa identica cosa. La fame è un bisogno naturale; per saziarsi, per placarsi essa ha quindi bisogno di una natura fuori di sé, di un oggetto fuori di sé”

Manoscritti economico filosofici 1844 terzo manoscritto

Qui già compare il”terzo” che non c’è in Hegel, il tema del “terzo” è importantissimo nel processo di soggettivazione.

E più avanti:

“Un essere che non abbia fuori di sé la sua natura non è un essere naturale, non partecipa dell’essenza della natura. Un essere che non abbia un oggetto fuori di sé non è un essere oggettivo. Un essere che non sia esso stesso oggetto per un terzo, non ha alcun essere per oggetto, cioè non si comporta oggettivamente, il suo esistere non è oggettivo”

(ibidem)

Già in queste considerazioni emerge il particolare realismo che Marx ha elaborato e che nei manoscritti descrive in questo modo:

“Vediamo qui come il compiuto naturalismo o umanesimo si distingua tanto dall’idealismo che dal materialismo e sia insieme la verità unificante di entrambi”

Il ” compiuto naturalismo o umanesimo” diventerà il materialismo dialettico, su cui torneremo.

Ma sulla teoria della soggettività Marx ritorna nell’opera della maturità, in questo segnando una continuità che contraddice l’idea di Althusser di una ” rottura epistemologica” fra le prime opere ed il Capitale, infatti Marx scrive :

“In un certo senso all’uomo accade come alla merce. Poiché l’uomo non nasce con uno specchio, né da filosofo fichtiano (Io sono io); egli si rispecchia in un primo momento in un altro uomo. L’uomo Pietro può riflettersi come uomo solo tramite la relazione all’uomo Paolo come a proprio simile. Ma ugualmente anche Paolo in carne e ossa, nella sua corporeità paolina, vale per lui come forma fenomenica del genere uomo”

Il Capitale capitolo I la merce.

Come si vede torniamo ai temi della fenomenologia dello spirito di Hegel, ma qui l’astratta dialettica delle autocoscienze assume una sua concretezza.

Il tema della costituzione della soggettività ritorna di nuovo a partire dal “mito dell’orda primitiva”. Darwin scrive:

“Perciò, guardando indietro nel corso del tempo, e tenendo conto delle abitudini sociali dell’uomo di oggi, l’ipotesi più probabile è che egli vivesse originariamente in piccole comunità, ognuno con una sola moglie o con molte, se molto potente, gelosamente custodite dagli altri uomini. Oppure egli può essere stato un animale socievole e aver vissuto con più di una moglie come il gorilla; tutti gli indigeni infatti sono concordi nel dire che «in ogni banda si può vedere un solo maschio adulto; quando i maschi giovani crescono, nascono delle dispute per la supremazia e i più forti uccidono e cacciano via gli altri fino a rimanere i capi incontrastati della comunità». I maschi più giovani che vengono espulsi, vagano e quando riescono a trovarsi una compagna di solito evitano gli incroci troppo stretti nell’ambito della stessa famiglia”.

L’origine dell’uomo e la selezione sessuale.

Su questo mito scientifico dell’origine dell’uomo si è esercitato Sigmund Freud in Totem e tabù.

Questo saggio su cui ha lavorato per diversi anni fino alla pubblicazione alla fine del 1913, è un tentativo di capire la origine della cultura umana. Nella prefazione ci dice che si tratta di un tentativo di

“applicare punti di vista e risultati della psicanalisi ai problemi ancora non risolti della psicologia dei popoli”.

Ci dice anche che il suo metodo è diverso da quello della psicologia di Wilheim Wundt, che parte dalle funzioni,elementari della mente:sensazione, percezione per salire a quelle complesse, e da quello della scuola psicanalitica di Zurigo, cioè Jung da cui si era da poco separato, che “tendono viceversa a risolvere i problemi di psicologia individuale facendo ricorso a materiale derivante dalla psicologia dei popoli”

Il saggio di Freud, come è noto è una sorta di mito che spiega la nascita della legge totemica: non uccidere il totem, non avere rapporti sessuali con le donne dello stesso totem con la storia  dell’orda darwiniana dominata da un unico padre-tiranno che tiene per se tutte le femmine e viene ucciso dai fratelli coalizzati e divorato.

Tuttavia il potere del padre, che impediva la lotta a morte fra i fratelli per il possesso delle femmine, ritorna come divieto: il tabù, prescritto dal totem cioè da un animale che è il simbolo del padre ucciso.

Questo mito è per Freud, la spiegazione della nascita della religione, perché il padre ucciso si trasforma nel dio che detta la legge.

E’ una spiegazione mitica dell’origine del simbolico.

Tutto il testo si organizza attorno ad un soggetto sociale e non degli istinti,questo soggetto collettivo trasferisce da una generazione all’altra anche il parricidio originario e il senso di colpa.

Dice Freud:

” (…) noi procediamo dovunque dall’ipotesi di una psiche collettiva nella quale i processi mentali si compiono come nella vita mentale dell’individuo. In particolare facciamo sopravvivere per molti millenni il senso di colpa causato da un azione, e lo facciamo restare operante per generazioni e generazioni che di questa azione non potevano saper niente”

Totem e tabù

Certamente l’ipotesi della “psiche collettiva” supera il concetto di un individuo isolato “naturale” che istituisce con un contratto sociale le leggi da rispettare. Qui Freud ha una visione diversa da Rousseau, ha la visione di un essere sociale che è il fondamento dell’essere individuale.

E’ importante il fatto che questa “psiche collettiva” non sia esterna all’individuo ma faccia parte integrante del suo mondo interno.

Più o meno negli stessi anni in cui Freud si occupa della origine dell’uomo negli Stati Uniti George Mead all’università di Chicago tiene le sue lezioni che fondano la psicologia sociale.

A proposito del soggetto sociale introduce il concetto importante di “altro generalizzato”

“la comunità o il gruppo sociale organizzato che da all’individuo la sua unità in quanto se’, si può denominare “l’altro generalizzato”.

L’atteggiamento “dell’altro generalizzato” è l’atteggiamento dell’intera comunità. Così ad esempio, nel caso di un gruppo sociale quale può essere una squadra di baseball, la squadra è l’altro generalizzato, in quanto essa -come processo organizzato o attività sociale-si inserisce nell’esperienza di ciascuno dei singoli membri”.

Mente se e società pag. 488-489

Mead aveva studiato poco dopo la laurea a Lipsia nel laboratorio di psicologa che aveva fondato Wund, ma si era distaccato dal suo metodo che descriveva la psiche collettiva a partire dagli elementi di quella individuale.

Nella università del Michigan conosce Charles Horton Cooley con cui lavorerà sui temi della psicologia sociale. Come è noto Cooley si occupa dei gruppi e li distingue in gruppi primari(es. la famiglia) e secondari

Pichon Riviere rielabora il concetto come gruppo interno e scrive:

El concepto de rol, incorporado a la psicología social y des- arrollado por G. H. Mead, el gran precursor de esta disciplina, que basó todo su desarrollo en el concepto de rol, su interacción, el concepto de mí, de otro generalizado, que representaría el grupo interno como producto de una internalización de los otros, adolece, sin embargo, de una limitación que hemos resuelto incorporando a la idea de grupo interno o mundo interno del sujeto la interna- lización llamada ecológica. Consideramos que la internalización del otro no se hace como un otro abstracto y aislado, sino que incluye los objetos inanimados, el habitat en su totalidad, que alimenta fuertemente la construcción del esquema corporal. A éste lo defino como la representación tetradimensional que cada uno tiene de sí mismo en forma de una Gestalt-Gestaltung, estructura cuya patología comprende los aspectos de la estructura temporo-espacial de la personalidad.

“il concetto di ruolo, incluso nella psicologia sociale e sviluppato da G. H. Mead, il gran precursore di questa disciplina, che basò tutto il suo sviluppo sul concetto di ruolo, sulla interazione, sul concetto di “se”, di altro generalizzato, che rappresenterebbe il gruppo interno come prodotto di una internalizzazione degli altri, soffre, senza dubbio, di una limitazione che abbiamo risolto includendo all’idea di gruppo interno o mondo interno del soggetto la internalizzazione chiamata ecologica.

Consideriamo che la internalizzazione dell’altro non si fa come un altro astratto e isolato, ma include gli oggetti inanimati, l’habitat nella sua totalità, che alimenta fortemente la costruzione dello schema corporale. Definisco questo come la rappresentazione tetradimensionale che ciascuno ha di se stesso nella forma di una Gestalt-Gestaltung, struttura la cui patologia comprende gli aspetti della struttura temporo-spaziale della personalita”.

Una nuova problematica per la psichiatria.

Il soggetto di cui parla Pichon Riviere è un soggetto vincolare e, nella nozione di vincolo incorpora il mondo interno del soggetto che è costituito da oggetti di vario tipo, totali e parziali, per riprendere il lessico psicoanalitico, ma anche inanimati. Non solo, parla di “internalizzazione ecologica” quindi anche dell’ambiente degli oggetti con la loro tonalità emotiva, e tutte queste sono forme in movimento: Gestalt-Gestaltung.

Per ritornare a Freud, il suo percorso lo porta a descrivere all’inizio degli anni venti l’apparato psichico in psicologia delle masse e analisi dell’io, il testo che fonda la psicologia sociale analitica.

“Il rapporto che il singolo istituisce con i suoi genitori e fratelli, con il suo oggetto d’amore, con il suo maestro e con il suo medico, ossia tutte le relazioni finora divenute materia precipua della ricerca psicoanalitica, possono legittimamente venire considerati alla stregua di fenomeni sociali, e contrapporsi quindi a taluni altri processi, da noi chiamati “narcisistici”, nei quali il soddisfacimento delle pulsioni elude o rifiuta l’influsso di altre persone.

La contrapposizione tra atti psichici sociali e atti narcisistici – Bleuer direbbe forse autistici – rientra quindi per intero nella psicologia individuale e non consente di separare questa dalla psicologia sociale o delle masse”.

Psicologia delle masse e analisi dell’io

Da questo testo se ne deduce che la psicologia individuale è un caso particolare della psicologia sociale e soprattutto che la “materia precipua della ricerca psicoanalitica” sono le “relazioni”.

Dunque il soggetto di cui ci occupiamo è il soggetto delle relazioni, non il soggetto delle pulsioni.

Le pulsioni hanno tutte un loro oggetto e questo oggetto è un oggetto reale ma anche un oggetto rappresentato nell’apparato psichico che può transitoriamente appagare la pulsione. Dice Freud in due principi dell’accadere psichico:

“una simile rappresentazione, che è schiava del principio di piacere e che trascura la realtà del mondo esterno, non potrebbe mantenersi in vita neanche per un breve momento, per cui si dirà che essa non può essersi realizzata affatto; l’utilizzazione di una finzione di questo genere si giustifica tuttavia se si considera che il lattante – purché vi si includono le cure materne – realizza pressapoco un tale sistema psichico.

Egli allucina probabilmente l’appagamento dei suoi bisogni interni, rivela mediante la scarica motoria dell’urlare e del dimenarsi, il suo dispiacere quando aumentano gli stimoli e manca il soddisfacimento, ed esperimenta allora il soddisfacimento che ha allucinato”.

Nota 590

Cioè il lattante avverte la mancanza del seno materno: un oggetto esterno reale, la mancanza dell’oggetto produce il desiderio che a sua volta produce l’oggetto come un oggetto del mondo interno.

L’oggetto interno ha una dimensione immaginaria e di questa dimensione l’ottica è un caso particolare. L’oggetto interno produce una soddisfazione allucinatoria proprio perché è un oggetto del tatto, del gusto, dell’olfatto, dell’udito prima di essere un oggetto della vista.

Questi oggetti interni sono “oggetti parziali” seno, pene, gli orifizi e così via. Questi oggetti parziali sono gli oggetti delle pulsioni parziali che Freud definisce in questo modo:

“Oggetto della pulsione è ciò in relazione a cui, o mediante cui, la pulsione può raggiungere la sua meta”

Pulsioni e loro destini.

E poi :

“Esso implica il fare del seno materno il primo oggetto della pulsione sessuale”.

Introduzione alla psicanalisi lezione 20.

Cioè il mondo interno del lattante che non è separato da quello esterno è costituito dagli oggetti e dalle pulsioni corrispondenti, per esempio il seno è contemporaneamente un oggetto interno ed esterno ed è percepito come flusso. Le pulsioni sono flussi c’ è una continua produzione di oggetti parziali e totali che costituiscono un mondo interno o una dimensione immaginaria o la matrice del pensiero.

Melania Klein ha particolarmente ricercato su questa primissima fase in cui secondo lei:

“(…) il sadismo orale ha una parte preponderante, e che a mio modo di vedere costituisce il piano di base della schizofrenia, la capacità dell’io di identificarsi con gli oggetti è ancora scarsa, in parte perché l’io stesso non è ancora coordinato strutturalmente e in parte perché gli oggetti introiettati sono ancora principalmente oggetti parziali assimilati alle feci”

Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco depressivi (1932)

Sulla dialettica della identificazione dell’io con gli oggetti e soprattutto dell’io come oggetto della pulsione si svilupperà il lavoro di Jaques Lacan sullo stadio dello specchio presentato al XIV congresso della associazione internazionale di psicanalisi a Marienbad nel 1936 e ripresentato, nel congresso di Zurigo del 1949.

Si inizia con una critica radicale al soggetto cartesiano:

” (…) oggi specialmente, quanto alla luce che getta sulla funzione dell’io (je) nell’esperienza che la psicanalisi ce ne da.

Esperienza di cui bisogna dire che ci oppone ad ogni filosofia uscita direttamente dal Cogito”

Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io.

In questo scritto Lacan dice che la psicanalisi da l’esperienza di una funzione dell’io, di quel “io penso” di cui stiamo trattando che si basa su di una identificazione del lattante nella propria immagine riflessa nello specchio :

“l’assunzione giubilatoria della propria immagine speculare da parte di quell’essere ancora immerso nell’impotenza motrice e nella dipendenza dal nutrimento che è il bambino in questo stadio infans, ci sembra perciò manifestare in una situazione esemplare la matrice simbolica in cui l’io si precipita in una forma primordiale prima di oggettivarsi nella dialettica di identificazione con l’altro, e prima che il linguaggio gli restituisca nell’universale la sua funzione di soggetto. (…)

Forma, del resto, che sarebbe da designare come io-ideale” (ibidem)

Questo io-ideale che unifica gli oggetti parziali, che compongono il corpo spezzettato (corps morcelee) funziona come una pelle psichica.

Si tratta di una Gestalt, una forma ” più costituente che costituita”.

Lacan ci dice che il bambino si comporta diversamente dalla scimmia, che non si interessa più dell’immagine, il bambino invece:

“mette alla prova ludicamente la relazione tra i movimenti tratti dall’immagine e l’ambiente riflesso,e fra questo complesso virtuale e la realtà che raddoppia”

A questo proposito la recente scoperta dei neuroni specchio ad opera del gruppo dell’istituto di fisiologia dell’Università di Parma diretto da Giacomo Rizzolatti confermano queste affermazioni. I neuroni specchio sono una popolazione di neuroni dell’area premotoria che si attivano quando il soggetto vede lo svolgimento di un azione. Si è parlato a questo proposito di “simulazione incarnata” e Vittorio Gallese, Paolo Migone e Morris N Eagle in un famoso articolo pubblicato nel 2006 su Psicoterapia e scienze umane dicono:

«Attraverso uno stato funzionale condiviso da due corpi diversi che tuttavia ubbidiscono alle stesse regole funzionali, “l’altro oggettuale” diventa in una certa misura “un altro se stesso”».

La simulazione incarnata: i neuroni specchio, le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività e alcune implicazioni per la psicoanalisi

In questa sede ci interessa sottolineare come la concezione lacaniana del soggetto diverga sensibilmente dalla psicologia dell’io di Heinz Hartmann. Nel lavoro di Lacan si avverte l’introduzione della dialettica e particolarmente l’influenza del seminario sulla Filosofia dello Spirito che Alexaner Kojave tenne a Parigi dal 1933 al 1939 che vide l’assidua partecipazione di Lacan.

Commentando la dialettica servo padrone della fenomenologia Kojeve scrive:

“Desiderare il non-Essere è liberarsi dall’Essere, realizzare la propria autonomia, la propria libertà. Per essere antropogeno, il Desiderio deve dunque dirigersi verso un non-essere, cioè verso un altro Desiderio, verso un altro vuoto avido, verso un altro Io. “

Ritorna il tema hegeliano della autocoscienza che rimuove l’altra da se,l’annienta nel non essere ma continua a desiderare questo appagamento così desidera un altro desiderio. Così il soggetto è desiderio di desiderio. Viene elusa la necessità

L’introduzione della dialettica nella concezione del soggetto non è senza conseguenze in particolare nel continente,in Austria ed in Germania si scontrano queste concezioni che hanno implicazioni politiche e ricadono anche sulla formazione degli psicanalisti.

Scrive Wileim Reich

” Bisogna vedere chiaramente che il principio di realtà, quale è concepito oggigiorno da numerosi psicoanalisti, corrisponde ad un’attitudine conservatrice (benché inconscia, forse) e si trova così in contraddizione con il carattere obiettivamente rivoluzionario della psicoanalisi. Il principio di realtà aveva in origine un altro contenuto, esso si modificherà nella misura in cui si modificherà l’ordine sociale”

Materialismo dialettico e psicoanalisi 1929 pubblicato in Francia

Ritroviamo in questa affermazione di Reich la distinzione effettuata da Pichon Riviere quando afferma che l’obiettivo della terapia è l’adattamento attivo alla realtà.

Comunque la dialettica hegeliana innestata da Lacan nella psicoanalisi si presta  alle stesse critiche che Marx muoveva ad Hegel.

Pichon Riviere, che aveva conosciuto Lacan personalmente e con cui teneva una  corrispondenza, in una intervista del 1975 per la rivista Actualidad Psicologica dice queste cose a proposito della concezione del soggetto di Lacan:

“No es esta la circunstancia para tal polémica, pero en principio apuntaría mi crítica al idealismo lacaniano, a ese esencialismo que se desliza en su planteo de la problemática del deseo. Planteo que encuentro impregnado de la concepción hegeliana del sujeto, como primariamente, como esencialmente, deseante de deseos. Concepción que incluye la dialéctica, y en ese sentido permite comprender ciertos aspectos del desarrollo del sujeto, de su historicidad, de su carácter relacional, pero que escamotea los fundamentos, las bases materiales de esa historicidad. En consecuencia la historicidad misma queda soslayada.

En tanto idealista, esencialista, lateraliza el, para mi fundante, interjuego necesidad – satisfacción. Interjuego intrincado con el desarrollo de las relaciones sociales, y que, en el aquí y ahora está determinado y reglado, en última instancia, desde las relaciones sociales.

Ese sujeto deseante, sujeto del deseo, es, antes que nada, sujeto de la necesidad y sólo por esto sujeto del deseo. Es a partir del concepto de necesidad que se esclarece el carácter social e históricamente determinado de la esencia del sujeto. Es este concepto el que permite comprender la dialéctica sujeto – mundo. Abordar a ese sujeto en sus condiciones concretas de existencia en su cotidianidad.

Como Escuela, nos ha interesado, particularmente en el último tiempo, trabajar la temática de la necesidad, el rol de la contradicción necesidad – satisfacción en la constitución y desarrollo del sujeto”.

Non è il luogo per questa polemica, però per iniziare indicherei la mia critica all’idealismo lacaniano, a quell’essenzialismo che si intrufola nel suo approccio alla problematica del desiderio. Approccio che trovo impregnato della concezione hegeliana del soggetto,in primo luogo, essenzialmente desiderio desiderante. Concezione che include la dialettica,e in questo senso permette di comprendere certi aspetti dello sviluppo del soggetto,della sua storicità, del suo carattere relazionale ma offusca i fondamenti la base materiale di questa storicità .Di conseguenza la stessa storicità è elusa.

Come idealista, essenzialista, lateralizza l’intergioco necessità -soddisfazione che per me è fondante. Intergioco intricato con lo sviluppo delle relazioni sociali, e che, nel qui ed ora è determinato e regolato, in ultima istanza, dalle relazioni sociali.

Questo soggetto desiderante, soggetto del desiderio, è prima di tutto soggetto della necessità e solo per questo soggetto del desiderio. E’ a partire dal concetto di necessità che si chiarisce il carattere sociale e stoicamente determinato della essenza del soggetto. E’ questo concetto che permette di capire la dialettica soggetto-mondo. Affrontare questo soggetto nelle sue condizioni concrete di esistenza nella sua quotidianità. Come Scuola, ci ha interessato, particolarmente nell’ultimo periodo, lavorare sulla tematica della necessita, sul ruolo della contraddizione necessita-soddisfazione nella costituzione e sviluppo del soggetto”

In questo intervento Pichon precisa le caratteristiche del soggetto vincolare e cioè un soggetto dell’inergioco necessità soddisfazione intricato con lo sviluppo delle relazioni sociali.

Ma ancora non abbiamo descritto bene il soggetto vincolare ed il vincolo di cui parla Pichon nel 1956.Sappiamo che nella intervista sopra citata ricorda che quando Lacan gli scrisse commentando un suo lavoro, perché Psicologia sociale e non psicanalisi?

Pichon risponde per la concezione del soggetto e dice:

” El que yo insistiera en caracterizarlo como psicología social, remite a las diferencias que a mi entender existen entre la concepción del sujeto relacional del psicoanálisis, el sujeto relacional de Freud y Lacan, y la concepción del sujeto agente, productor, protagonista de la Historia, a la vez que producido, configurado en sistemas vinculares y en tramas más complejas de relaciones que plantea la Psicología Social que postulamos”.

“La mia insistenza a caratterizzarla come psicologia sociale, rimanda alle differenze che secondo me, esistono fra la concezione del soggetto relazionale della psicanalisi, il soggetto relazionale di Freud e Lacan, e la concezione del soggetto agente, produttore, protagonista della storia, a sua volta prodotto, configurato in sistemi vincolari e in trame più complesse di relazioni poste dalla psicologia sociale che postuliamo”

Dunque stiamo parlando di un soggetto che agisce sulla realtà per trasformarla meno che mai di un soggetto determinato dall’esterno da un ordine simbolico immutabile e astorico.

Scrive Reich a questo proposito:

“Supporre che il complesso di Edipo sia eterno, sarebbe credere che la forma della famiglia che gli serve di sostegno sia assoluta ed immutabile, ed equivarrebbe a pensare che l’umanità, per natura, sia sempre stata tale e quale essa ci appare oggi”.

Materialismo dialettico e psicanalisi

Cioè il soggetto non è predefinito. Vedremo come pensarlo come una linea di fuga. Il soggetto reale nasce e si sviluppa al lato o al di fuori dell’ordine simbolico dominante.

Nella società capitalistica il soggetto appare all’interno del sistema produttivo, ha un suo ruolo predeterminato nel processo produttivo, si tratta di un soggetto posticcio, di una protesi identitaria imposta dall’esterno. Il soggetto è tale quando prende coscienza della sua alterità e si impone nella sua differenza.

Nella critica al cogito cartesiano e al soggetto a priori formale di Kant possiamo considerare anche la fenomenologia di Husserl, non ci occuperemo della sua concezione della soggettività che nella quinta delle meditazioni cartesiane propone una intersoggettività che si dispiega in un operare comune di cui il linguaggio, la società e la storia sono le più dirette manifestazioni.

Lasciamo per un momento da parte la intersoggettività e la empatia che secondo Husserl e la Stein permetterebbe i contatti fra i soggetti e torniamo alla critica del soggetto cartesiano fatta da Heidegger.

Heidegger in Essere e tempo non parla di io ma di Esserci, l’esserci è l’ente il cui essere è l’esistenza.

“Ma poiché l’Esserci (Dasein), carico di destino per il fatto di essere nel mondo, esiste sempre e per essenza come con-essere con gli altri, il suo storicizzarsi è un con-storicizzarsi che si costituisce come destino comune.

Con questo termine intendiamo lo storicizzarsi della comunità, del popolo. Il destino -comune non è la somma dei singoli destini, allo stesso modo che l’essere assieme non può essere inteso come una semplice somma di singoli soggetti”.

Essere e tempo(75) pag 461

Qui dunque siamo fuori dall’idea dell’io formale da tutti i punti di vista.

E proseguendo l’analisi esistenziale Heidegger giunge a queste conclusioni:

“L’essere dell’uomo si fonda nel linguaggio (Sprache); ma questo accade (geschieht) autenticamente solo nel colloquio (Gespràche). […]Ma che cosa significa allora un “colloquio”? Evidentemente il parlare insieme di qualcosa. in tal modo che il parlare rende possibile l’incontro”.

La poesia di Helderlin

Come si vede per Heidegger il linguaggio è fondatore dell’essere dell’uomo cioè della sua esistenza e questo aspetto assume una aura inquietante in relazione alla storia politica, perché se è il linguaggio il fondamento dell’uomo ne deriva che chi è fuori dal linguaggio non è un uomo. Così la comunità la Gemeineschatf non può essere una astrazione formale ha bisogno di un radicamento sul suolo (Boden).

Suolo che manca alla fenomenologia di Husserl, secondo Heidegger.

Ma la critica di Heidegger all’io penso formale, di Cartesio e di Kant e alla sua attualizzazione da parte di Husserl propone nuovi vincoli al soggetto assoluto e nella sua giusta aspirazione al concerto all’essere nel mondo può permettere l’identificazione del linguaggio su cui si fonda l’essere umano con il tedesco, la comunità con il popolo tedesco ed il suolo con la Germania. Cioè la sua visione della soggettività può rimettere il soggetto nei vincoli del sangue e della terra e costituire il retroterra ideologico della visione reazionaria in relazione ai processi di cambiamento. Il recente lavoro di Emmanuel Faye mostra questa vicinanza con l’ideologia nazista.

Come si vede la problematica del soggetto non è una problematica neutra, interferisce decisamente sulla pratica.

Per esempio nella clinica psicoanalitica non è affatto casuale che gli psicanalisti che hanno una concezione dialettica e sociale della psicanalisi e del soggetto applichino la psicanalisi oltre lo studio privato ed il lettino ed al di la dei nevrotici. Così si interessano di bambini,di psicotici,di famiglie,di gruppi di istituzione e di masse.

Ritorniamo alle lezioni del 1956 e 57 in cui Pichon Riviere definisce la nozione di vincolo.

Cerchiamo di descriverlo alla luce del percorso fin qui fatto. Diciamo intanto quello che non è un vincolo. Non è un accordo fra due soggetti indipendenti, tipo il contratto sociale di Rousseau, non è nemmeno solamente una forma di comunicazione fra un soggetto emittente ed uno ricevente. Può essere una forma di intersoggettivita che pero’ rende molto complesso il soggetto, cioè la intrasoggettività non è rappresentata dall’ “io penso” ne quello di Cartesio, ne quello di Kant e nemmeno quello di Husserl.

Su questo siamo in linea con Lacan quando dice che l’esperienza della psicanalisi ci colloca all’opposizione di ogni filosofia uscita dal cogito, quindi all’opposizione della “Psicologia dell’io” di Heinz Hartmann e di tutta la psicanalisi nord americana.

Rimane la tendenza inglese delle relazioni oggettuali in particolare mi riferisco al tema del mondo interno del soggetto e ai suoi oggetti interni. Nella costruzione o istituzione del vincolo questi oggetti giocano un ruolo fondamentale attraverso le relazioni di identificazione, di introiezione, di proiezione, e di identificazione proiettiva, e introiettiva.

Melania Klein in Note su alcuni meccanismi schizoidi del 1946 parla degli oggetti parziali, come il seno e di due meccanismi primordiali, uno l’introiezione dell’oggetto buono il seno buono e l’altro l’espulsione del seno cattivo. Già si è detto dell’appagamento allucinatorio, l’articolo di Freud del 1911. La Klein riprende quel passaggio e scrive:

“Nell’appagamento allucinatorio hanno luogo, dunque, due processi combinati: l’onnipotente evocazione magica della situazione e dell’oggetto ideali e l’altrettanto onnipotente annientamento dell’oggetto persecutore cattivo e della situazione dolorosa. Alla base dei due processi c’è la scissione sia dell’oggetto che dell’io”

(e’ interessante la concordanza con Hegel su la verità e la certezza di se stesso della fenomenologia)

E più avanti introduce per la prima volta il concetto di identificazione proiettiva, dice che gli oggetti cattivi sono espulsi come le feci e messi nel corpo della madre , sono parti cattive ma anche parti che permettono il controllo dell’oggetto in cui vengono proiettate.

“A questo punto gran parte dell’odio nei confronti di parti del Se si indirizza alla madre. Ciò determina una forma particolare di identificazione che costituisce il prototipo delle relazioni oggettuali aggressive. Proporrei di denominare questa forma di processo di identificazione “identificazione proiettiva”.

Pichon Riviere nel suo importantissimo lavoro del 1951 presentato al congresso di psicoanalisti francesi in cui conobbe personalmente Lacan, scriveva:

“Me referiré, finalmente, a un mecanismo cuyo análisis sistemá- tico es fundamental en el tratamiento de los esquizofrénicos: la identificación proyectiva, que configura, según mi experiencia, mu- chos aspectos de la situación de transferencia. Ella se manifiesta en las neurosis y caracteropatías, pero en los esquizofrénicos su análisis adquiere una importancia capital en el proceso de curación. M. Klein la estudió (identificación proyectiva) y H. Rosenfeld dio de ella muy claros ejemplos clínico.

“Mi riferirò, infine , a un meccanismo la cui analisi sistematica è fondamentale nel trattamento degli schizofrenici:la identificazione proiettiva,che configura,secondo la mia esperienza, molti aspetti della situazione del transfert. Si manifesta nelle nevrosi e caratteroptie, però è negli schizofrenici che la sua analisi acquisisce una importanza capitale nel processo di cura. M. Klein la studio’ (identificazione proiettiva) e H. Rosenfeld ne ha dato esempi clinici molto chiari”.

Algunas observaciones sobre la transferencia en los pacientes psicóticos *

Nello stesso viaggio in Europa che l’aveva portato a Parigi nel novembre del 1951, e Armida Arberastury, che analizzava i bambini incontrano a Londra Melania Klein che supervisiona alcuni dei loro casi ed entrano in relazione con gli psicanalisti del suo gruppo.

Un capitolo di Teoria del Vinculo è intitolato: Vincolo e identificazione proiettiva. Recentemente come scuola José Bleger abbiamo tenuto un seminario con Alberto Merini che assieme a Marianna Bolko si è occupato per vari anni di identificazione proiettiva. Merini distingueva due correnti in merito: la prima sostiene che la identificazione proiettiva avviene con gli oggetti interni, sarebbe un fenomeno intrasoggettivo che avrebbe un effetto intersoggettivo perché modificherebbe il comportamento di un soggetto che si relaziona ad un altro. Ogden ultimamente ha precisato questa ipotesi.

L’altra corrente sostiene invece che c’è un passaggio di “qualcosa” fra i due soggetti, un materiale che transita da A a B. Merini e Bolko appartengono a questa ultima corrente, quindi, la identificazione proiettiva non sarebbe solo un processo intra psichico che coinvolge gli oggetti interni introiettati ma una vera e propria “comunicazione” non verbale. Gli autori esaminano la folie a deux e la telepatia, di cui si era occupato anche Freud, come possibili forma di comunicazione intersoggettiva.

Quando parliamo di comunicazione di materiale fra due soggetti ritorniamo nel campo di studio specifico della teoria del vincolo, infatti Pichon Riviere parla di vincolo a quattro vie: due intrasoggettive fra l’io e l’oggetto interno che sta al posto dell’altro e che è stato introiettato, e due intersoggettive.

Per esempio se definiamo A un soggetto e B un altro avremo un vincolo intra psichico in A con b cioè con la introiezione di B nell’apparato psichico di A. La stessa cosa avviene in B con a cioè l’introiezione di A nell’apparato psichico di B.

L’ introiezione dell’oggetto non è una questione di ottica e di immagine speculare, il meccanismo è stato descritto nel classico lavoro di Ferenczi: Introiezione e Transfert del 1909 ma all’introiezione deve aggiungersi il meccanismo in più della incorporazione dell’oggetto ben descritto da Karl Abrham ma così spiegato da Freud che a proposito della trasformazione della relazione parentale in Super io dice:

” Fondamento di tale processo è la cosiddetta “identificazione”, cioè l’assimilazione di un io ad un io estraneo, in conseguenza della quale il primo io si comporta sotto determinati riguardi come l’altro, lo imita, lo accoglie in centro qual modo in se. Non inopportunamente l’identificazione è stata paragonata alla incorporazione orale, cannibalesca, con una altra persona. L’identificazione è una forma molto importante di legame con un’altra persona, verosimilmente la più primitiva e non è la stessa cosa di una scelta oggettuale”

Introduzione alla psicanalisi nuova serie i lezioni 1932

Freud poi insiste sulla differenza fra l’identificazione con un oggetto esterno per esempio il padre, in un primo caso l’io vuole essere come il padre e si modifica in relazione a questo. Nel secondo caso se lo fa oggetto della sua scelta, allora non è necessaria la modifica dell’io.

Dunque, nel apparato psichico del soggetto avvengono una serie di incorporazioni e introiezioni di oggetti parziali e totali così come li descriveva Pichon Riviere quando parlava del gruppo interno e della introiezione di oggetti inanimati e dell’habitat ecologico, con l’incorporazione anche gli oggetti parziali sono per così dire “animati” ad esempio il seno è il suo flusso di latte, il suo calore il suo odore la sua consistenza e così via. Non di tratta di oggetti riflessi in uno specchio, ne di parole di un qualche linguaggio definito.

Come dice Lacan anche quando avviene “l’assunzione giubilatoria della propria immagine speculare”, quando si duplica l’io in un “io ideale ” non c’è un linguaggio non c’è ordine simbolico, la matrice simbolica di cui parla Lacan è l’immaginario costituito da “imago” di oggetti che persistono nell’apparato psichico al di la della loro presenza reale nel mondo esterno.

Anche l’immagine speculare dell'”infans” rimane nell’apparato psichico anche quando lo specchio è stato tolto, rimane la gestalt che unifica gli oggetti parziali interni in una “assunzione giubilatoria” l’emozione collegata all’immagine. Un immaginario,dunque, impregnato di emozioni e perennemente in movimento perché gli oggetti hanno una loro dinamica e delle relazioni fra loro che cambiano in continuazione.

Una gestalt gestaltung la definisce Pichon Riviere.

Dunque in questa dimensione immaginaria si sviluppano vincoli con gli oggetti interni che costituiscono la fonte della dinamica della parte del vincolo che avviene nel mondo esterno, nella intersoggettività.

Dobbiamo tornare al 1956 in quell’anno la rivista Behavioral Science pubblica il famoso articolo di Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haleye e Jon Weakland dal titolo “Verso una teoria della schizofrenia” è l’articolo in cui prendendo le mosse dalla teoria della comunicazione che Russel chiamò teoria dei tipi logici gli autori sostengono di avere individuato una forma di comunicazione patologica tra madre e figlio che porterebbe alla schizofrenia. Questa situazione è definita di “doppio vincolo”.

Dicono gli autori che gli “ingredienti necessari per una situazione di doppio vincolo sono:

  1. due o più persone, una di queste sarà la “vittima”
  2. ripetizione dell’esperienza: la struttura del doppio vincolo diviene oggetto di attesa abituale.
  3. una ingiunzione primaria negativa es a) non fare così o ti punirò b) se non fai così e così ti punirò.
  4. una ingiunzione secondaria in conflitto con la prima a un livello più astratto, e, come la prima sostenuta da punizioni e segnali che minaccino la sopravvivenza, di solito comunicata con mezzi non verbali con gesti o sguardi.
  5. una ingiunzione negativa terziaria che impedisce alla vittima di sfuggire al conflitto.

Pichon Riviere si era occupato molto di Schizofrenia e non so se quando introduce la nozione di vincolo sapesse o avesse letto della teoria del doppio vincolo, certamente è molto interessante la coincidenza delle date. Tuttavia il concetto di vincolo in Pichon Riviere è molto più complesso di quello di Bateson e collaboratori, per loro e successivamente per la scuola di Palo Alto non ci sono i fenomeni del mondo interno che abbiamo fin qui descritto, in sostanza il vincolo è una comunicazione a due vie una che va ed una che viene nel mondo esterno. Questa comunicazione ripetuta ha degli effetti, ci dicono nel loro lavoro sulla capacità dell’individuo di “discriminazione fra i tipi logici”.

“Cioè il suo sistema metacomunicativo (le comunicazioni sulla comunicazione) si sarebbe guastato, ed egli non saprebbe specificare il genere dei messaggi. Se qualcuno gli chiedesse:che cosa ti piacerebbe fare oggi? Egli non sarebbe in grado di stabilire con certezza dal contesto, dal tono di voce o dai gesti, se lo si sta biasimando per quello che ha fatto il giorno prima, o se gli si sta facendo una proposta erotica o se la domanda è semplicemente quella che è”.

Come si vede l’analisi del mondo interno è in relazione alla forma della comunicazione ed alla perdita della capacità di discriminazione.

Nel concetto di vincolo invece noi introduciamo il tema della aggiudicazione e assunzione del ruolo. Come si è visto Pichon prende questo tema dalla psicologia sociale di George Mead e lo rende più complesso perché nella aggiudicazione del ruolo immette il concetto psicoanalitico di transfert e completa questo concetto con la identificazione proiettiva e introiettiva. Nella assunzione del ruolo, invece, entrano in gioco il contro transfert e la controidentificazione proiettiva.

Nel testo Teoria del vinculo, nel capitolo 6 Vincolo e identificazione proiettiva e introiettiva ci fa un esempio cinematografico tratto dalle pellicole di cow boy. Lui dice che i ragazzi che guardano la pellicola si identificano proiettivamente con i ruoli di buoni e cattivi e mentre guardano la pellicola, vivono le emozioni, nel loro mondo interno, dei personaggi del film, ridono, piangono, si spaventano, esultano quando “arrivano i nostri”. Quando sono fuori dal cinema, giocano assumendo i ruoli che hanno internalizzato identificandosi con il protagonista o un altro personaggio della storia.

In questo caso il film, funziona come un copione che distribuisce i ruoli in cui ci si identifica proiettivamente ed introiettivamente. Ma può avvenire che, in un gruppo, ad esempio, o in una seduta analitica, ma anche nelle relazioni sociali, una persona proietti nell’altra oggetti parziali o totali che appartengono al suo mondo interno e poi si identifichi con quegli oggetti, buoni o cattivi, proiettati. Se pensiamo ad una aggiudicazione di ruolo pensiamo a questa dinamica. Possiamo anche pensare che nel gruppo interno del soggetto A si trovano serie di oggetti che possono configurare dei ruoli, ad esempio la catena significante pene, feci,bambino, cioè da un oggetto parziale ad uno totale con un suo ruolo simbolico, di dono, oppure seno, mamma, con il ruolo simbolico di nutrimento.

Ma gli oggetti del mondo interno, nella loro serie e con tutte le loro caratteristiche sono stati incorporati o introiettati attraverso una barriera che li ha modificati, la modificazione o distorsione può essere molto ampia tale da comportare un difficile riconoscimento.

Ad esempio se A aggiudica a B il ruolo di madre e questo ruolo di madre per A è quello di una madre che non-nutre e che abbandona, B avrà delle difficoltà ad assumere quel ruolo perché gli oggetti parziali che A gli avrà “messo dentro” non corrispondono in nessun modo ai suoi oggetti per il ruolo di madre ma a quelli di strega. E siccome B non può sentirsi strega per una sua reazione controtransferale allora non assume il ruolo che gli è aggiudicato. Il risultato è che non è possibile una comunicazione se A è un analizzando e B un analista non sarà possibile l’analisi, se avviene all’interno di un gruppo B abbandonerà il gruppo. A meno che non riesca a sopportare il deposito transitoriamente non agendo il controtransferale o per l’aiuto del gruppo.

Quindi se riprendiamo ora il concetto di vincolo ci appare nella sua complessità perché contiene l’aspetto della teoria della comunicazione e dei ruoli sociali che proviene dalla psicologia sociale, dall’interazionismo simbolico di George Mead e dalla cibernetica e teoria dei sistemi di Gergory Bateson. Questa teoria riguarda il tipo di comunicazione fra i soggetti A e B cioè le due vie di andata e ritorno che caratterizzano la trasmissione di “materiale” tra A e B con il coinvolgimento dei sensi che ricevono ed emettono segnali.

Ma noi sappiamo, dalla psicanalisi, che i segnali che si emettono non sono tutti “intenzionali”, come vorrebbe la prima fenomenologia di Husserl, quando parla di intenzionalità della coscienza, sono emessi anche segnali dall’inconscio .Questi segnali dell’inconscio appartengono al mondo interno intrasoggettivo e vengono emessi senza che la coscienza del soggetto A lo sappia, allo stesso modo il soggetto B percepisce il materiale inconscio trasmesso da A attraverso il suo mondo interno, i suoi oggetti interni,attraverso il suo inconscio che comunica con l’inconscio di A.

Si tratta di una comunicazione non intenzionale e non cosciente che costituisce parte integrante del vincolo. Per questo la teoria di Pichon Riviere include la psicanalisi nella psicologia sociale e nella teoria della comunicazione.

Armando Bauleo diceva che la nostra era una Psicologia sociale analitica.

Bauleo nel suo lavoro: “il fatto la nozione e il concetto di gruppo” si dedica al concetto di vincolo e prende in considerazione lo stadio dello specchio di Lacan e di come si strutturi la forma immaginaria dell’io ed il suo rapporto con l’Altro, e vede in questa forma la “relazione primaria”. Dice Bauleo:

“Questa ultima (la relazione Io-Altro) si presenta come primo vincolo di discriminazione a partire dal quale ciascuno si riconosce come tale, affinché proprio allora compaia il vincolo”.

Ideologia gruppo e famiglia pag 101.

A questo punto possiamo fare una applicazione, a titolo di esempio, della teoria del vincolo al film Vertigo di Alfred Hitchock.

La storia è nota: il detective Scotty, che soffre di vertigini e per questo ha avuto gravi problemi professionali, viene incaricato dal marito di una donna, suo vecchio amico, di investigare su sua moglie, Madleine, che ha strani comportamenti che gli fanno temere per la sua vita.

Scotty seguendo Madleine si innamora di lei, ma per una serie di eventi drammatici Madleine che si identificava in una donna, che non sapeva essere sua antenata, si uccide gettandosi da una torre e Scotty non riesce ad impedirlo a causa delle vertigini che lo bloccano.

E fin qui la prima parte del film, ora inizia la parte che ci interessa:

Scotty in preda alla disperazione per avere perduto l’amore (l’oggetto d’amore) incontra Judy una ragazza che le ricorda Madleine.

Ora Scotty (A) ha l'”imago” di Madleine nel suo gruppo interno, nel suol apparato psichico, di quella imago sono parte integrante alcuni vestiti (oggetti parziali) il colore dei capelli, la pettinatura con un particolare chignon che era anche nel quadro della antenata che Madleine contemplava senza sapere chi fosse. Lo chignon è l’ornamento, l’agalma, che costituisce l’oggetto del desiderio di Scotty,quello che Lacan chiama oggetto a (piccolo).

Scotty aggiudica a Judy (B) il ruolo di Madleine e letteralmente la veste con i vestiti di lei e la fa pettinare come lei. Gli oggetti parziali contenuti nel mondo interno di Scotty compreso lo chignon che era un oggetto piccolo a o oggetto del desiderio e che trasformava Scotty nel Soggetto del desiderio vengono proiettati su Judy, prima sul piano immaginario. A questo punto Judy ha a che fare con il suo mondo interno e con l’effetto che le fanno quegli oggetti che le ha “messo dentro” Scotty. Dopo una fase di perplessità non resiste ad assumere il ruolo che Scotty le aggiudica così si veste, si pettina e si muove come Madleine, è Madleine .

A questo punto il vincolo d’amore fra i due è istituito. Ma c’è un malinteso il cui chiarimento genera la catastrofe. Mai chiarire i malintesi nei vincoli d’amore!

A questo punto possiamo riprendere il tema del soggetto, abbiamo visto come la teoria del vincolo si collochi dalla parte di una soggettività sociale, ma questo non significa che scompaia l’individuo.

Abbiamo visto che il sorgere del soggetto assoluto, cioè privo dei vincoli medioevali ed antichi corrisponde anche al cambiamento del sistema di produzione e della forma economica, dal feudalesimo al capitalismo. Dal medio evo alla modernità. Non a caso l’individuo, senza altre determinazioni è il soggetto dei diritti di cittadinanza, ma si tratta di eguaglianza formale perché in sostanza, in concreto esistono i vincoli.

Ma di fronte ad un processo di unificazione del pianeta che sradica prepotentemente i soggetti dai loro territori il ritorno ad un vincolo con una comunità che sia di lingua di sangue o di territorio è una pericolosa regressione. Anche perché c’è il rischio concreto che il soggetto che non appartiene a nessuna comunità di lingua o di sangue o di territorio non appartenga a nessuna comunità di destino, cioè che non ci sia come soggetto “autentico” sia una non-persona,un non esserci:il latino homo sacer e come tale possa essere annientato.

Diversamente da questa ricostruzione dei vincoli della comunità “originaria” si tratta di istituire i vincoli della comunità planetaria, è questa la comunità che viene, la vera comunità di destino che è necessario riconoscere, è una comunità il cui radicamento è la terra, il suolo è il pianeta e dunque la coscienza è ecologica e il popolo è la moltitudine degli esseri umani del pianeta che condividono il medesimo destino.

Questo soggetto nella sua individualità deve fare i conti con la morte, la propria morte.

Dice Pichon Riviere che attraverso varie forme di depressione il soggetto:

“Adquiere así un insight y una capacidad para elaborar un “proyecto”, en el que la muerte está incluida como una situación concreta y propia, permitiéndole encarar los problemas existenciales”.

Acquista così l’intuizione e la capacità per poter elaborare un “progetto” nel quale è inclusa la propria morte come una situazione concreta, permettendogli così di affrontare i problemi dell’esistenza.

Grupos operativos y enfermedad única

E’ una concordanza con questa affermazione di Heidegger in essere e tempo:

“Ogni Esserci deve assumersi in proprio la morte. Nella misura in cui la morte “e'” essa è sempre essenzialmente la mia morte”.

Essere e tempo paragrafo 47 Esperibilità della morte degli altri e la possibilità di cogliere un essere totale pag 294

Questo aspetto ci mostra come l’individualità si misuri con un “Progetto nel quale è inclusa la propria morte” cioè un tempo e questa dimensione ci fa pensare che il soggetto in questione non possa mai essere un soggetto totale,un soggetto compiuto, rimane incompleto

E’ stato Georges Lapassade a lavorare su questa condizione di incompletezza del soggetto. Dice Lapassade:

“la psicoanalisi mostrerebbe che non si può parlare rigorosamente di una affettività adulta; si dovrebbe dire,in questa stessa prospettiva, che la nozione di entrata nella vita adulta non si può trasporre nell’universo freudiano. La scoperta di Freud al contrario è quello di una neotenia psichica,in cui l’affettività umana rimane permanentemente incompleta non raggiunta”.

L’ entree dans la vie (Essai sur l’inachevement de l’homme)

Un soggetto incompiuto, parziale, un soggetto che sperimenta la differenza sessuale, per esempio Lou Salome’ nel suo saggio del 1929 sostiene che dato che non sono state le donne ad uccidere il padre ne consegue che il senso di colpa che forma il super-io femminile è differente da quello maschile e sulla soggettività femminile come differenza e non come mancanza del pene si è fondato il femminismo degli anni 70 del novecento ad esempio Carla Lonzi scrive a proposito della dialettica servo-padrone di cui abbiamo parlato:

“Il rapporto hegeliano servo-padrone è un rapporto interno al mondo umano maschile, e ad esso si attaglia la dialettica nei termini esattamente dedotti dai presupposti della presa del potere. Ma il dissidio donna-uomo non è un dilemma: ad esso non si prevede soluzione in quanto non viene posto dalla cultura patriarcale come un problema umano, ma come un dato naturale”.

Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.

Di più dobbiamo pensare al soggetto,al suo essere non più come dipendente dalla trascendenza di un dio che sta nei cieli, ne di un essere a priori puramente formale. Scendiamo nella concretezza di un essere gettato nel mondo, un essere sociale, che è vincolato alla comunità del pianeta e per questo incompiuto e differente che prova ad organizzare la sua vita attorno ad un progetto che include la propria morte.

Un essere tuttavia che sente, percepisce che il nocciolo intensivo del suo essere non è apparso in alcun luogo ma che si sta esprimendo per allusioni, indizi come dice Ernest Bloch:

“proprio perché esprime il non essere ancora divenuto sta ancora nettamente al di fuori del territorio dell’essere annientato dalla morte.

Similmente il focolare del nostro esistere,nel quale non è entrato nessun individuo presente, è nelle stesso tempo non trovato e non spento”

Ateismo nel Cristianesimo pag 320

Questo è il soggetto della ricerca che appare dove non lo si cerca e sfugge a qualsiasi controllo.

E’ il soggetto della trasformazione continua della realtà noi lo chiamiamo il soggetto operativo.

Leonardo Montecchi.  Rimini. 4 febbraio 2014

Bibliografia

Immanuel Kant. Critica della ragion pura. Laterza

Karl. Marx, Introduzione a per la critica dell’economia politica del 1857, Newton Compton

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Michel. Foucault, la storia della follia. Rizzoli

Georg W. Hegel. Fenomenologia dello spirito. Rusconi

Jean Jaques Rousseau. Il contratto sociale. Rizzoli

Sigmund Freud. Al di la del principio di piacere

Sigmund Freud, Totem e tabù

Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’io

Sigmund Freud, Due principi dell’accadere psichico

Sigmund Freud, Pulsioni e loro destini

Sigmund Freud, Introduzione alla psicanalisi

Sigmund Freud, Introduzione alla psicanalisi nuova serie di lezioni 1932

Charles Darwin, L’origine dell’uomo e della specie. Newton Compton

Georges Mead. Mente,se e società. Giunti

Enrique Pichon-Rivière, Teoria del vinculo

Enrique Pichon-Rivière, Una nuova problematica per la psichiatria

Enrique Pichon-Rivière, Intervista per Actualidad Psicologica 1975

Enrique Pichon-Rivière, Alcune osservazioni sul transfert nei pazienti psicotici

Melania Klein, Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco depressivi

Melania Klein, Note su alcuni meccanismi schizoidi

Jaques Lacan. Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dell’io

Vittorio Gallese, Paolo Migone e Morris N. Eagle. La  simulazione incarnata:i neuroni specchio le basi neurofisiologiche della intersoggettivita ed alcune implicazionisr la psicoanalisi . Psicoterapia e scienze umane 2006

Alexander Kojave, Introduzione alla lettura di Hegel

Wileim Reich. Materialismo Dialettico e Psicanalisi

Edmund Husserl. Meditazioni cartesiane

Martin Heidegger. Essere e tempo

Martin Heidegger. La poesia di Helderlin

Emmanuel Faye, Heidegger, l’introduzione del nazismo nella filosofia

Heinz Hartmann, Saggi sulla psicologia dell’io

Alberto Merini, Marianna Bolko: osservazioni sulla identificazione proiettiva in Psicoterapia e Scienze umane 1991

Karl Abrham, libido e carattere

Gregory Bateson ed altri: Verso una teoria della schizofrenia

Armando Bauleo: il fatto la nozione il concetto di gruppo

Georges Lapassade. l’entree dans la vie

Lou Andreas Salome’ Che cosa ne deriva dal fatto che non sono state le donne ad uccidere il padre

Carla Lonzi. sputiamo su Hegel

Ernest Bloch. Ateismo nel cristianesimo

Filmografia

Alfred Hitchcock, Vertigo