Comunità ricombinanti. Fenomenologia della riminizzazione

Alle compagne e ai compagni del Paz e alla loro passione attiva per la composizione della comunità ricombinante

Solo praticando una deriva metropolitana e percorrendo Rimini come un flaneur si può immaginare un paesaggio mentale come effetto di questa macchina urbana che fabbrica le soggettività. La macchina è il risultato di un concatenamento di parti diverse, dalle rovine romane di un illustre passato, a pezzi di medio evo ad oggetti biologici a sguardi ed odori che compongono l’immaginario di un borgo provinciale in cui si vivono gli affetti e le passioni nel ciclo delle stagioni.

La comunità raccontata da Fellini è diventata un prototipo di comunità, una gemeineschaft alla Tonnies, in cui convivono diverse generazioni e le soggettività si conformano alla tirannia di un codice che aggiudica i ruoli della commedia umana che si ripete con poche varianti: qualcuno assume il ruolo che gli viene aggiudicato ma, tal’ora qualcuno ne vuole un altro così si decodifica e si delocalizza e viene segregato,lontano dal borgo a raccogliere sassi significativi solo per lui ed a gridare con disperazione sulla cima di un albero: “a voi una dona!!”

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Etnologia della cocaina

Articolo di Leonardo Montecchi, Cinzia Bertuccioli ed Emanuela Tattini

Da qualche anno a questa parte i consumatori di cocaina si rivolgono al nostro Sert per i problemi che si presentano nell’uso di questa sostanza. La nostra esperienza è orientata sulla dipendenza da oppiacei. Tutto il servizio e le comunità terapeutiche sono, per così dire, “eroinocentriche” ma il numero crescente di persone che ci presentano problemi correlati alla cocaina ha prodotto la necessità di una ricerca per capire questo fenomeno che non è una variante della dipendenza da eroina ma presenta degli aspetti specifici che vanno compresi per organizzare gli interventi di prevenzione , cura e riabilitazione.

In particolare non è sufficiente, a nostro avviso, una conoscenza degli effetti farmacologici della sostanza, da soli questi effetti non sono in grado di spiegare il fenomeno del consumo di cocaina. Infatti gli effetti farmacologici sono percepiti da una soggettività che costruisce un significato all’interno di una situazione. Per questo motivo è necessario indagare in primo luogo gli effetti di senso di una realtà separata.

Il metodo etnografico

Il metodo che abbiamo scelto di utilizzare per osservare questo mondo è l’etnografia. Non si tratta, in questo caso, di una etnografia esotica rivolta a popolazioni lontane ma di etnografia urbana che si indirizza alla osservazione di fenomeni e di sottoculture che convivono nella dimensione urbana più estesa.

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La Transe metropolitana

Affronterò questo tema partendo dalla realtà della provincia di Rimini. Si tratta di un osservatorio interessante da un duplice punto di vista. Il primo, il più evidente, è costituito dalla migrazione turistica. Infatti Rimini città ha 130.000 abitanti nella stagione invernale e circa 1.000.000 in quella estiva. Naturalmente durante l’estate, gli ospiti che transitano sono molto di più di un milione perchè vi è un continuo ricambio di presenze.

Questa vocazione turistica della città ha avuto un impulso molto forte negli anni sessanta con la teoria del “Turismo di massa”.

Con questa idea l’amministrazione di sinistra della città intendeva offrire la possibilità di una vacanza al mare anche a classi sociali che non avevano avuto, sino a quel momento, un margine economico per potersi permettere la “vacanza”.

Così, allora, arrivarono in riviera le famiglie operaie di Dortmund o di Milano e gli impiegati di Vigevano o di Goteborg. Parallelamente, il governo della sinistra, impedì l’ingresso delle grosse concentrazioni di capitale finanziario e permise la crescita di un turismo basato sulle piccole pensioni a conduzione famigliare. Molte di queste pensioni sono nate dalle case che accoglievano i bagnanti, questi tornavano, perché si erano trovati bene e portavano altri clienti. I proprietari, spesso muratori, costruivano un altra camera, poi un altra ancora, spesso in spregio alle norme urbanistiche ed alla fine si ritrovavano con un piccolo albergo o una pensione familiare.

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Gruppi operativi nell’adolescenza

L’adolescenza è un insieme di storie intrecciate, un grumo di possibilità che si dischiude passando attraverso la mutazione del corpo.

Con slittamenti progressivi, senza un preavviso, la voce cambia, spuntano peli ovunque e dai genitali escono liquidi sconosciuti o troppo conosciuti, come il sangue.

Nella vita quotidiana transitano desideri sconfinati, si agitano pulsioni prepotenti, emergono nuove emozioni.

E ad un risveglio mattutino dopo sogni inquieti ci si sente come Gregor Samsa, trasformati in un enorme insetto.

Ma questa metamorfosi kafkiana non è individuale, anche gli amici, le amiche stanno cambiando.

C’è però un ingresso individuale, un percorso corporale, una singolarità che immette in quello stato modificato di coscienza che chiamiamo adolescenza.

L’adolescenza è singolarità, è la mia adolescenza, ma nello stesso tempo pluralità: le tante adolescenze dei miei amici, o le adolescenze di chi mi ha preceduto, ad esempio i miei genitori.

Che cosa sta avvenendo?

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Tesi di prevenzione II

(segue da Tesi di prevenzione I)

Il senso comune

Il flusso dominante delle informazioni veicola un codice di leggi non scritte e non votate da nessuno, questo codice diventa “senso comune” che è, secondo Antonio Gramsci, il risultato delle varie filosofie dominanti trasportato negli schemi operativi della vita quotidiana.

Nel senso comune troviamo tutti gli stereotipi che impediscono di pensare perché vengono applicati automaticamente. Ci è sempre più chiaro che gli stereotipi cristallizzano i significati immaginari, sono per così dire a valle del processo di eruzione dal magma fuso e per questo imbrigliano l’immaginazione in un ritmo di ripetizione indifferente.

I personaggi stereotipati recitano lo stesso copione e producono una tremenda sensazione di inautenticità che si accompagna ad una grande noia. La noia è l’emozione dominante della condizione di serialità che secondo Jean Paul Sartre ci appare così:

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