Questo contributo vorrebbe, attraverso la condivisione del resoconto che segue, stimolare la riflessione intorno alla tortuosità che assumono certi percorsi macroistituzionali nell’ ambito delle politiche sanitarie.
Il settore di intervento è quello delle Dipendenze Patologiche, il riferimento spaziale è il territorio regionale delle Marche.
All’interno di questo inquadramento, inaspettatamente, qualche anno fa, a livello dei vertici decisionali regionali si è consolidato un movimento volto a produrre e a sostenere interventi organizzativi ed operativi costruiti secondo il paradigma della complessità; inaspettatamente, in quanto questo orientamento cozzava con la storia precedente di un settore, quello delle Dipendenze Patologiche, che era stata sempre caratterizzata, come d’altra parte su tutto il territorio nazionale, dallo stigma della scarsa importanza, della scarsa significatività e dei “ brutti, sporchi e cattivi”, assegnato agli utenti dei Servizi, e anche agli operatori; ma l’elemento di sorpresa era dato anche dal fatto che l’orientamento medesimo è stato poi accompagnato da un’attenzione effettiva e forte posta dagli stessi vertici all’ottenimento dei risultati attesi, e questa determinazione non era affatto scontata.
Improvvisamente, però, ecco che si presentano recentissime manovre che sembrano voler restaurare l’ordine della disattenzione istituzionale alla gestione dei fenomeni complessi che caratterizzano questo ambito di intervento sociosanitario.
In un batter d’occhio, infatti, è stata approvata pochi giorni fa una legge di riordino del sistema sanitario regionale che vede la soppressione delle Zone Territoriali e la configurazione della gestione del territorio della regione in cinque Aree Vaste.