La relazione Gruppo – compito in Psicoanalisi Operativa

Nella definizione di Pichon Rivière, secondo la quale un gruppo operativo è un “insieme di persone, legate per costanti di tempo e di spazio ed articolate su una mutua rappresentazione interna, che si propone esplicitamente o implicitamente un compito che costituisce il suo scopo”, l’elemento compito rappresenta uno dei fattori basilari per la costituzione e l’organizzazione di un gruppo; è, infatti, intorno al compito che il gruppo si costituisce ed è a partire dalla sua definizione che prende a dipanarsi anche il processo gruppale.

Inizialmente il compito rappresenta sempre, per un gruppo, una finalità razionale (compito manifesto) orientata alla modificazione concreta di una data situazione esplicita; ma nel procedere pendolare del processo gruppale dall‘implicito all’esplicito, cioè nel lavoro stesso di svolgimento del compito (giacchè per compito del gruppo intendiamo insieme, sia l’obiettivo che il restare centrati sull’ obiettivo) il gruppo perverrà al disvelamento di altre finalità (compito latente) dapprima sconosciute.

Affinchè il processo gruppale, innescato dalla tensione gruppo-compito, possa svilupparsi in modo operativo è necessario, dopo il consenso del coordinatore, successivo alle fase d contrattazione, una preliminare impostazione dell’inquadramento gruppale.

L’inquadramento (setting), cioè l’esplicitazione delle regole che servono a definire la cornice che consente lo svolgersi del lavoro gruppale, comporta la definizione dei limiti dell’esperienza (spazio-tempo), degli obiettivi consapevoli (compito manifesto), nonchè la distinzione tra coordinatore ed integranti del gruppo (ruolo).

A proposito della coordinazione, vale la pena sottolineare che, mentre il coordinatore gioca un ruolo definito (egli è intatti il garante del setting) ed ha una precisa posizione rispetto al gruppo (sta “nel” gruppo, ma non è “del” gruppo), la coordinazione è invece una funzione non sempre e non necessariamente svolta dal coordinatore.

Sintetizzando il gruppo operativo sino alla situazione triangolare minima (A. J. Bauleo) comprendente gli elementi dell’organizzazione gruppale, della coordinazione e del compito, possiamo dire che il coordinatore svolge il suo ruolo favorendo la comunicazione tra gli integranti del gruppo aiutandoli a pensare e ad affrontare gli ostacoli (che si manifestano attraverso l’emergere delle ansie di base) che si frappongono al conseguimento del compito.

Le fantasie che si mobilitano all’avviarsi del processo gruppale seguono il modello primario internalizzato nel “gruppo interno” di ciascuno dei membri; così, mentre alcune fantasie possono funzionare da ostacolo all’avvicinamento dell’oggetto di conoscenza (compito), altre possono funzionare da incentivo al lavoro del gruppo. L’incontro di queste fantasie inconscie, proiettate nel gruppo, produce la situazione di conflitto caratteristica del compito del gruppo.

Pichon Riviére dice che “il chiarimento di queste fantasie inconscie, così come la risoluzione dialettica del dilemma che ha dato origine al conflitto, costituiscono il compito latente del gruppo che apre la possibilità dell’atto creativo”. Gli strumenti per il chiarimento sono rappresentati, per il coordinatore, dalla segnalazione delle situazioni manifeste e dall’interpretazione delle angosce di base ad esse soggiacenti.

Il “latente gruppale” si fa presente al coordinatore attraverso gli emergenti. L’emergente o portavoce di un gruppo è rappresentato da quel membro che in un dato momento, attraverso le sue manifestazioni, denuncia “l’accadere gruppale”; vale a dire quando la “verticalità”, cioè la storia personale del soggetto e l’”orizzontalità”, cioè con l’attualità del processo che si compie nel qui ed ora della totalità dei membri, si coniugano in lui entrando in visibile risonanza.

Ogni interpretazione dovrà allora tener presente il problema enunciato per mezzo del portavoce (verticalità), in rapporto con tutti i membri (orizzontalità), nel “qui ed ora”, “con me” (transfert verso il coordinatore) , in relazione al compito.

Nelle prime fasi di costituzione di un gruppo tutto il compito è, per così dire, manifesto ed è il coordinatore a farsi carico di tutta la parte latente del compito. Di fronte al coordinatore si trova un gruppo “in sè” inconsapevole di sè stesso; più che di gruppo si può parlare di raggruppamento. Mano a mano che il gruppo si va trasformando in gruppo “per sè” (cioè consapevole della propria struttura), la parte latente del compito, inizialmente depositata sul coordinatore, viene progressivamente assunta e fatta propria dal gruppo.

Possiamo dire, a questo punto, che il compito latente consiste, quindi, nella elaborazione che il gruppo deve effettuare per conseguire il compito manifesto.

Secondo Pichon Riviére questo processo si sviluppa in fasi distinte, in un andirivieni pendolare, lungo un percorso a spirale. Queste fasi prendono il nome di pre-compito, compito e progetto.

Il pre-compito è per eccellenza il momento nel quale emergono maggiormente le resistenze al cambiamento. E’ la fase nelle quale il gruppo tenta di affrontare problemi nuovi con vecchie modalità. L’emergere delle angosce di base, propriamente paranoidi, depressive e confusionali, mobilitate dal timore di perdita dei vecchi riferimenti e dalla minacciosità del nuovo, determinano la comparsa di tecniche di difesa che hanno il compito di posticipare l’elaborazione di queste angosce di base. In questa fase, progetto e resistenza al cambiamento rappresentano poli opposti in tensione tra loro. Il tentativo di soluzione transitoria di questa tensione realizza quella che Pichon Riviére chiama “l’impostura del compito”. Il gruppo cioè fa “come se” si dedicasse al lavoro prefissato, mentre, in realtà, si dedica a “compiti” che gli permettono di “passare il tempo”, salvaguardandosi rispetto alle sofferenze, all’ambivalenza ed ai vissuti di colpa.

Gli integranti mancano di insight; essi non si pongono come esseri umani, persone tra persone, ma si relazionano da ruolo a ruolo. La scissione tra agire, pensare e sentire è massima. Le modalità del pre-compito non si risolvono mai completamente e tendono a ripresentarsi in tutti i momenti di cambiamento.

Il lavoro del coordinatore, di fronte all’emergere dell’ostacolo al compito, verterà nel segnalare, come già accennato, la situazione manifesta e se questo non sarà sufficiente a far riprendere al gruppo il lavoro di elaborazione, ricorrerà all’interpretazione delle angosce di base (compito latente) secondo lo schema: emergente – interpretazione – nuovo emergente.

L’ingresso nella fase di compito si segnala con il manifestarsi di una posizione depressiva di fronte alla iniziale percezione dell’oggetto di conoscenza. Questo passaggio si realizza attraverso un ridimensionamento delle posizioni narcisistiche di ognuno; cosa che permette la graduale percezione dell’”altro” in un percorso che procede dalla indiscriminazione verso le discriminazione. L’avvicinamento al compito è reso altresì possibile dalla rottura dello stereotipo e dalla composizione della dissociazione tra agire, pensare e sentire.

Il lavoro del compito, in questa fase del processo gruppale, diviene ora quello di affrontare ed elaborare le ansie derivanti dalla rottura dello stereotipo: rendere cosciente ciò che è inconscio.

Quando la cooperazione e l’appartenenza all’interno del gruppo permettono più elevati livelli di interpretazione e comprensione tra i membri, iniziano a comparire i progetti.

Il gruppo inizia a porsi degli obiettivi che vanno più in là del “qui ed ora” e costruisce realistiche e nuove strategie destinate a conseguire le finalità stabilite. Pichon Riviére dice che dentro al nuovo “qui ed ora” si può interpretare che il progetto è destinato a superare i vissuti di morte o di perdita sperimentati dai membri quando, attraverso la realizzazione del compito, avevano avvertito la possibilità della fine del gruppo; ma il conseguimento di un compito non rappresenta la “fine” dell’apprendere, poichè attraverso lo spiraglio di conoscenza conseguito è possibile intravvedere un nuovo obiettivo, ad un altro livello, riavviando così nuovamente la spirale pre-compito – compito – progetto.

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