Ambito comunitario

di Marella Tarini
(Direttore UOC STDP Senigallia – Responsabile Funzionale DDP AV2 – Asur Marche)

La descrizione e l’analisi dell’ Ambito Comunitario si riferiscono ad una materia complessa e per articolare la informazione al riguardo sembra opportuno applicare un percorso di strutturazione della presentazione. Articoleremo secondo il seguente indice:

Definizioni
Contenitore
Contenuto
Struttura
La Psicoigiene
Le Reti

Cominciamo quindi recuperando alcuni tentativi di DEFINIZIONE:
Mac Iver e Page: “nell’A. comunitario c’è un sentimento comunitario e non sono esplicitati
obiettivi definiti da dover raggiungere e chi lo abita vive lì la totalità della propria vita, non solo per svolgere funzioni predeterminate, come accade invece per gli altri Ambiti.”
Pozas Arciniegas: “nella Comunità esiste reciproca capacità di comprensione ( coerenza
linguistica) il coordinamento di attività e la formazione di strutture sociali atte ad occuparsi di bisogni collettivi.”
Bleger: “gruppo vasto di persone che vivono insieme in un territorio determinato, legate da determinati vincoli e funzioni o inseriti in una organizzazione comune.” Si parla quindi qui di un certo grado di coesione, di interrelazione.
Bleger: “il confine di un A. Comunitario è demarcato dal deposito di un certo grado di specifica coesione sociale dei suoi membri, che ne sollecita la riconoscibilità.”
Come vediamo, le definizioni elencate mostrano un certo grado di differenza, soprattutto nei termini delle lenti utilizzate per la messa a fuoco .
Procedendo, può essere utile riflettere intorno a questo specifico Ambito mettendolo a fuoco secondo il criterio contenitore – contenuto. E vedremo che recupereremo molti concetti che abbiamo già avvicinato nella descrizione e nello studio degli altri Ambiti ( individuale, famigliare, gruppale, istituzionale.)

CONTENITORE:
Intanto ricordiamo che esiste un concetto di Campo, che sappiamo essere un ritaglio di situazione totale considerato in un momento dato: è caratterizzato dall’ “insieme di elementi coesistenti ed interagenti fra loro, dalla totalità di fatti coesistenti concepiti come mutamente interdipendenti” (K. Lewin), laddove i fatti considerati comprendono sia soggetti che oggetti.
Ora, abbiamo imparato già che a seconda delle ampiezza spazio temporale del campo in cui si manifesta il fenomeno che vogliamo osservare o sul quale vogliamo intervenire noi stabiliamo la configurazione di un Ambito.
Considerando una estensione progressiva, abbiamo quindi già approcciato le tematiche
dell’Ambito individuale, di quello famigliare, di quello gruppale e di quello istituzionale. Ampliando questa estensione, arriviamo all’Ambito Comunitario.
Questo è quindi un’area più ampia degli Ambiti già esaminati e si differenzia rispetto a quelli per la sua maggior estensione, per la maggior complessità e per la maggior molteplicità e mobilità dei fenomeni che lo caratterizzano, (aspetti che riguardano però il contenuto e che analizzeremo più avanti).
Ma se proviamo a concentrarci sulla questione della sua delimitazione, demarcazione e
configurazione incorriamo in alcune tematiche che abbiamo già affrontato: dobbiamo cioè
ricordare e chiarificare che questa delimitazione non è data a priori, ma è un’operazione
arbitraria e convenzionale che gli osservatori decidono di condividere. Questa delimitazione quindi è stabilita di volta in volta da una scelta di definizione spaziale condivisa, sempre considerando che vogliamo ritagliare un campo più ampio rispetto a quello degli Ambiti già presi in esame.
Questa relatività del confine del nostro campo di osservazione non deve essere peraltro un
aspetto che ci sorprende: se riflettiamo, e come abbiamo già visto, la stressa relatività ha
caratterizzato la definizione anche degli altri Ambiti: l’Ambito individuale, per esempio, non coincide certamente ed inequivocabilmente con i confini del corpo fisico, perché sappiamo che un soggetto emana la sua energia al di là dei limiti di questo; il suo campo emotivo può non essere strettamente contenuto al suo interno, basti pensare ai fenomeni di proiezione ed identificazione proiettiva, e per converso, può essere influenzato ed ” abitato” da elementi dell’ambiente esterno: introiezione, internalizzazione, rappresentazioni interiorizzate come quelle del gruppo interno; anche la mente individuale, se vogliamo, ha un’estensione che trascende i limiti di spazio e di tempo rappresentati dalla dimensione fisica percepibile e non coincide con la mera
dimensione del singolo cervello.
Così è per la demarcazione di un Ambito Familiare: dove disegniamo la delimitazione di una singola famiglia? Sono le persone che vivono insieme? O può essere qualcosa di potenzialmente non coincidente con questo e più esteso di questo, nello spazio e nel tempo? E così via, per l’Ambito Gruppale e per quello Istituzionale.
Quindi per definire uno specifico Ambito Comunitario dobbiamo decidere quali limiti assegnare alla sua estensione spaziale e storico – temporale, tenendo presenti dimensioni che vanno oltre gli altri Ambiti già considerati, sempre ricordando che comunque i limiti degli Ambiti devono essere pensati come sfumati: questa sfumatura delle cornici, che ormai sappiamo essere convenzionali, fanno sì che molti fenomeni di confine generino una permeabilità ed una trasversalità di contenuti tra un Ambito e l’altro.

CONTENUTO:
Detto questo, andiamo a considerare gli aspetti del campo contenuto in questa cornice, in questa configurazione spazio – temporale : un Ambito Comunitario contiene individui, gruppi, famiglie e istituzioni e naturalmente tutto l’insieme delle relazioni che intercorrono tra loro e che attraversano tutto il campo. Inoltre, contiene uno spazio-tempo non ancora definito da queste configurazioni e da questi inquadramenti già in qualche modo strutturati , uno spazio-tempo attraversato da fenomeni molto mobili e più indefiniti, incarnati da individui transeunti e trasmigranti, raggruppamenti transitori, proto-organizzazioni non istituite, persone che si legano ad altre molto fugacemente e condividono convivenze labili e precarie. Come dicevamo in apertura, troviamo fenomeni e fatti molto mobili, assistiamo ad una molteplicità spiccata di eventi e situazioni e ad aspetti caratterizzati quindi da elevata complessità. Quello che potremmo forse definire, per analogia con il linguaggio dell’Analisi Istituzionale, una sorta di Istituente Comunitario, o di Latente Comunitario.
Vediamo che l’Ambito Comunitario si differenzia dagli altri Ambiti, inoltre, per un aspetto
specifico: oltre che per la sua maggior estensione e quindi per la capacità di contenere tutti gli altri, esso non ha necessariamente un Compito enunciato o predefinito e non tutti i ruoli sono assegnati.
Sempre in termini di analisi del contenuto, vediamo poi come nell’Ambito Comunitario abbiamo configurazioni caratterizzate da vincoli consolidati in vario grado, fino alle situazioni di assenza vincolare.
In questo contenitore, come negli altri già visti, l’esperienza dello spazio e del tempo del campo sono definiti dal movimento possibile al suo interno e dalle percezioni che vi si sviluppano, ossia dalle informazioni che lo attraversano, dato che le percezioni sono sollecitate da una qualche sorta di informazione.
Le possibilità di fruire dello spostamento in questo spazio e di avere informazioni percettive sui fenomeni che lo attraversano, quindi di fruire della comunicazione, stabiliscono i rapporti di potere sociale, le dimensioni economiche, le dimensioni della sessualità.
Un Ambito Comunitario è attraversato quindi da percorsi e siti fisici ( strade , piazze, edifici) e da dinamiche di altro ordine: ci sono aspetti che organizzano la sua affettività e il suo clima prevalente. E c’è una configurazione che si basa sui sistemi di potere, organizzati secondo i percorsi della dialettica politica e della assegnazione delle gerarchie, sulla dimensione economica, e sui sistemi concettuali, quelli prevalenti e quelli “ alternativi”: i sistemi concettuali costruiscono le ideologie e anche sistemi di valutazione largamente condivisi meno articolati e strutturati concettualmente, ma tenaci, come per esempio i luoghi comuni. Un Ambito Comunitario ha i suoi pregiudizi e le sue stereotipie.
Sappiamo che le stereotipie sono i punti di riferimento fissi e sicuri che mettono al riparo dalle ansie confusionali collegate all’apprendimento del nuovo e dell’ignoto. Pensiamo a quante ansie di questo tipo possono essere mobilizzate in un Ambito Comunitario, data la sua complessità e la mobilità e rapidità dei fenomeni non strutturati e non strutturabili che vi accadono. Molte volte le stereotipie sollecitano agiti a livello corporeo, quando il materiale collegato ai processi di apprendimento non è accoglibile sul piano mentale: e questo ci dà conto di alcuni accadimenti, spesso di natura violenta, apparentemente difficilmente spiegabili, che accadono a questo livello.

STRUTTURA:
La complessità e mobilità di un Ambito Comunitario ci porta a considerare che la sua
configurazione è forse più un insieme di interferenze che un campo solido e definito. La struttura di un Ambito Comunitario comincia ad essere una struttura reticolare, più che una struttura lineare.
Inoltre, la sfumatura dei suoi confini fa sì che sia attraversato trasversalmente dalle molteplici interferenze e trasversalità che provengono dallo spazio globale, del quale ci occuperemo fra qualche incontro e che è fortemente caratterizzato da questi aspetti di reticolarità.
Detto questo, dobbiamo comunque tenere presente che tra un punto ed un altro della
dimensione reticolare esiste lo spazio reale di connessione dove accadono fenomeni, che non necessariamente sono marginali: questo spazio ha bisogno di tempo per essere percorso e conosciuto e forse persino creato. Questi sono gli aspetti di Congiunzione, anche tra corpi, come direbbe Bifo, mentre i processi che si sviluppano su una dimensione reticolare sono di carattere Connettivo. Egli fa una riflessione su come stiano cambiando le tecnologie della comunicazione e della creazione della relazione: da un procedimento prevalentemente congiuntivo , si sta transitando verso una modalità prevalentemente connettiva. Questo aspetto, che troviamo anche nell’analisi di un Ambito Comunitario, è determinato dalla massiccia interferenza e trasversalità che si realizza con l’Ambito Globale, e sarà perciò meglio approfondito quando si parlerà appunto dell’ Ambito Globale.
Questa precisazione ci permette di elaborare alcune riflessioni di Bleger sulla struttura dell’Ambito di cui ci stiamo occupando. Egli fa una sorta di classificazione degli Ambiti Comunitari utilizzando tre categorie: coesione, dissociazione, integrazione: nella società coesa l’individualità è gruppale, in quella dissociata è individualista, in quella integrata si affaccia la personificazione, l’apparizione della soggettività, come esperienza umana in relazione, come processo permanente, non portato a termine una volta per tutte. Queste tre modalità coesistono contemporaneamente, come d’altra parte nei gruppi, nelle istituzioni, nella famiglia e nello stesso individuo. Riferendoci a Bleger, “a noi interessa studiare come queste caratteristiche si mettano fra loro in relazione in un particolare spaccato comunitario, essendo queste rappresentate in particolari sottogruppi o sotto-
organizzazioni in modo variabile”. Probabilmente, tutte e tre le caratteristiche di qualsiasi
struttura hanno bisogno di coesistere in certa misura ed in vario grado, affinché possa essere garantito un equilibrio dinamico.
Gli aspetti coesivi di un Ambito Comunitario sono per esempio le appartenenze e le coesioni dialettali o linguistiche. Sono acritiche, non si differenziano tra soggetti e determinano una coesione automatica; ma anche i luoghi comuni sono un fenomeno di coesione comunitaria, come certe stereotipie. Gli aspetti dissociativi sono rappresentati da tutti quei fenomeni che determinano il confinamento di individui o situazioni, in positivo ed in negativo: possiamo pensare a tutte quelle situazioni che permettono a singoli individui o ad aggregazioni di stabilire un confine protettivo per ridurre l’impatto informativo e darsi tempi congrui per la elaborazione delle informazioni sopraggiunte, oppure, in negativo, a tutti i fenomeni di ostracismo e di azzeramento degli aspetti relazionali che producono isolamento sociale. E così via.
Per recuperare le categorie della logica, possiamo dire che i fenomeni coesivi sono prelogici, quelli dissociativi sono basati su logiche binarie o lineari, quelli integrativi su processi di logica dialettica.
Questa ultima angolazione ci permette di entrare in una specificità degli Ambiti Comunitari: possiamo infatti pensare alla dimensione comunitaria anche in termini che travalicano quelli spaziali e che riuniscono invece insieme alcune categorie di soggetti: per esempio, possiamo considerare la Comunità di alcuni professionisti che si occupano di specifiche aree di intervento, come può essere l’Ambito della Comunità Scientifica di un territorio. Possiamo per esempio pensare all’Ambito Comunitario degli operatori della Salute Mentale di un’area territoriale definita, o degli operatori delle dipendenze patologiche di un territorio delimitato: operatori pubblici, di organizzazioni private, o del privato sociale o libero professionisti. Anche in questo Ambito Comunitario così inteso troveremo vincoli più o meno labili, gerarchie, sistemi di potere, posizioni politiche, dinamiche economiche, ideologie, luoghi comuni, tecnologie della comunicazione, affettività prevalente, stili di apprendimento: qualcuno sarà più incline alla
trasmissione di contenuti e all’apprendimento articolati su una base mimetico-mnemonica, altri prediligeranno il metodo dialogico e troveremo una grande varietà di schemi di riferimento concettuale e di stili operativi.
Quindi, anche noi siamo appartenenti ad un Ambito Comunitario, sia che ci pensiamo inseriti in esso in termini di estensione spazio-temporale, sia che ci pensiamo collegati in termini di appartenenza concettuale e operativa in quanto professionisti.

LA PSICOIGIENE
In qualità di operatori appartenenti a questo Ambito siamo chiamati, con certa implicazione, a pensare ed attuare interventi che si riferiscono proprio ad esso, all’Ambito Comunitario. Se ci occupiamo di salute, dobbiamo considerare infatti il travaso di interferenze senza soluzione di continuità tra tutti gli Ambiti considerati, travaso che determina gli stati ed i fenomeni, anche quelli relativi proprio alla salute, da quella individuale e quella collettiva. Per esempio, non possiamo escludere la valutazione dell’Ambito Comunitario se ci accingiamo a pensare ad interventi di prevenzione. Infatti gli interventi in Ambito Comunitario possono avere una dimensione clinica, e più facilmente in questo caso dobbiamo parlare di intervento interistituzionale, dato che l’offerta clinica ha sempre una situazione a partenza istituzionale; oppure possono avere un obiettivo di promozione di salute, e quindi possono non essere focalizzati su momenti sintomatici che denotino una patologia, bensì possono concentrarsi su quegli aspetti che tendono a irrigidire i contesti e a inibire la chiarificazione, la comunicazione, l’apprendimento ed infine la integrazione dei vari elementi che caratterizzano i contesti
medesimi.
Quando pensiamo agli interventi in questi termini, stiamo pensando in termini di Psicoigiene.
Dice Bleger: “ la Psicoigiene ha per oggetto la gestione delle risorse psicologiche per far fronte ai problemi attinenti alle condizioni e alle situazioni in cui si svolge la vita della comunità considerata in se stessa e non in relazione alla malattia.”
Come costruiamo quindi un percorso di ricerca e/o di intervento in un Ambito Comunitario?
Intanto dobbiamo avere una serie di criteri per definirlo e per analizzarlo, e possono essere quelli che abbiamo fin qui elaborato. Per poter attivare interventi, infatti, dobbiamo prima sapere analizzare l’area a livello della quale decidiamo di operare tenendo conto di tutte le variabili che abbiamo descritto. Poi dovremmo chiarire la nostra strategia: e in questo senso Bleger invita a non voler psicologizzare la Comunità, ma a far sì che il suo contatto con gli operatori permetta ad essa di pervenire a situazioni di consapevolezza sulle sue proprie caratteristiche e favorisca i processi di insight .
Da un punto di vista tattico, sempre Bleger ci invita a tener presente che l’’operazione di analisi del contesto cii consente di fare un’operazione quanto mai opportuna, e cioè tradurre la eventuale richiesta in termini di effettiva domanda, e di concordare quindi una offerta di interventi. Bleger ricorda che se è mancata la fase della richiesta nella impostazione iniziale degli interventi, la Comunità esprime i suoi pregiudiziali malintesi riguardo alla scelta operativa degli operatori medesimi: una Comunità può, per esempio, pensare che è stata scelta fra altre per l’esecuzione di un qualche intervento perché più malata di altre, e quindi può organizzare resistenze ed ostilità.
Inoltre, e non certo per ultima cosa, ricordiamo che a nostra volta configuriamo un Ambito
Comunitario, nel senso di Comunità Scientifica di operatori, e come tale, prima di operare, è opportuno che in quanto Ambito noi stessi, allo stesso modo, impariamo a conoscere la nostra configurazione, in tutta la sua complessità.
Ora andremo ad analizzare meglio proprio questa dimensione reticolare, quella dell’Ambito comunitario degli operatori che esprimono interventi in un Ambito Comunitario

(continua: Le reti dei servizi sanità)

 

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