Psicoanalisi e Poesia

L’esplorazione psicoanalitica del mondo interno del paziente che si dispiega nella relazione terapeutica tramite le vicissitudini del transfert e del contro-transfert, così come la specifica attenzione all’ incontro tra mondo interno e realtà esterna, tra soggettivo ed oggettivo, fa si che il linguaggio psicoanalitico non possa essere solo quello della scienza, rivolto al misurare ,a stabilire rapporti causa-effetto e ad esporre  fatti oggettivi.

La psicoanalisi si è progressivamente dotata di un linguaggio relazionale, empatico, rivolto, per dirla con la fenomenologia, più al comprendere che non al capire,un linguaggio per  operare una rielaborazione del Mondo che sia affettiva prima che cognitiva, capace di fornire validazione e ri-conoscimento all’ esperienza e di dare parole che sostengono il sè impegnato ad esperire.( Quando  si sta vivendo una esperienza, la mente procede per associazioni e sensazioni non potando contare su categorizzazioni della esperienza che è in corso) . Continua la lettura

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Platone: il dialogo e la cura per la vita armoniosa

Presentazione del volume Platone, di Massimo A. Bonfantini. Dialogano con l’autore Leonardo Montecchi e Giampaolo Proni. Organizzano l’incontro la Scuola di prevenzione Josè Blegér e ZoneModa Rimini. Con il patrocinio di Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Polo Universitario di Rimini. Rimini, venerdì 16 dicembre, ore 20:30 Provincia di Rimini, Sala del Buonarrivo Corso d’Augusto, 231

Massimo Bonfantini ha insegnato semiotica all’Università di Bologna, all’Università degli studi di Napoli – L’Orientale, e al Politecnico di Milano. E’ il maggiore studioso di Charles Peirce in Italia. Il suo percorso teorico nella disciplina semiotica e nella filosofia ha prodotto un disegno originale, ampio e rigoroso. Da una parte ha toccato, con la teoria dell’abduzione, il tema della logica dell’indagine scientifica, umanistica e della vita quotidiana. A partire da questo programma ha dato vita nel 1985, assieme al neurologo Renato Boeri, al Club Psòmega, una società di artisti, scienziati, filosofi per lo studio del pensiero inventivo e la pratica del vivere inventivo. Assieme ad Augusto Ponzio ha sviluppato con saggi e conferenze una teoria originale del dialogo. Da sempre personalmente impegnato in una visione e azione politica di utopia e progetto, la rilettura di Platone, primo maestro occidentale della ricerca sulla vita comune e sul fare umano, lo ha portato a un libro che è esso stesso un vivace dialogo, di piacevole lettura e affascinante ampiezza e profondità. Bonfantini ci offre l’esempio di una rilettura propositiva e dialettica del maestro che fondò la filosofia occidentale, e che mostra che la filosofia è discussione, dubbio e indagine, vita, e non contemplazione di assoluto o resa a inesorabili meccanismi della storia.

Leonardo Montecchi è psichiatra e psicoterapeuta, Direttore della Scuola di Prevenzione Josè Bleger.

Giampaolo Proni insegna semiotica all’Università di Bologna, Polo di Rimini.

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Pregiudizio e malattia. Funzione e Ruolo dei Pregiudizi nella Tossicodipendenza

“E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.” A. Einstein

Premessa

Quante volte abbiamo sentito affiorare in noi, accorgendoci di condividerli, quei luoghi comuni e pregiudizi che professionalmente spesso abbiamo avversato e criticato.

“La tossicodipendenza è un vizio, il tossicodipendente è un delinquente, è una vittima del sistema, è un individuo pericoloso, rappresenta la feccia della società, la tossicodipendenza è inguaribile, è la nuova marginalità sociale, la comunità terapeutica è l’unico sistema di cura , il metadone è la droga di stato, etc…”. Questi e tanti altri sono i luoghi comuni, i pregiudizi che circolano nella società occidentale intorno alla tossicodipendenza informando la cultura ed il pensiero comune.

Da questi pregiudizi derivano le condotte e i comportamenti dell’uomo della strada e non solo; anche gli operatori dei servizi specialistici deputatati alla cura e al trattamento delle dipendenze patologiche sono condizionati dal sentire collettivo.
In generale il pensiero comune oscilla tra il versante risolutivo – terapeutico a quello difensivo – stigmatizzante, in una sorta di altalena spinta dalle istanze socio-culturali ed economiche dominanti del momento.

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La comunicazione sociale diviene spazio psicopatogeno: ripensare la terapia in modo da contenere o eludere gli effetti schizogeni dell’Infosfera sociale.

La definizione di malattia mentale, come la definizione delle strategie terapeutiche deve tenere conto dell’intreccio sempre più stretto tra patogenesi e forme della relazione sociale. Forme che in altri tempi avremmo definito psicotiche sembrano oggi disegnare l’orizzonte dell’agire collettivo.

La stampa e la televisione ci informano del fatto che uno studente si presenta alla Virginia Tech University e uccide a rivoltellate una trentina dei suoi compagni per vendicarsi della solitudine di cui è sempre stato circondato. Siamo informati del fatto che i dipendenti della Telecom France si uccidono a decine perché non riescono più a sopportare l’accelerazione dei ritmi produttivi, l’insicurezza del posto di lavoro, la frenetica girandola della flessibilità. Siamo informati del fatto che diciannove giovani arabi si uccidono precipitandosi a bordo di aerei di linea contro le torri gemelle del WTC di Manhattan. Ma sembra che si tratti di casi isolati, esplosioni immotivate di follia o fanatismo criminale integralista. possiamo anche ammettere che si tratti di follia e di fanatismo criminale integralista. Ma se il fanatismo integralista cresce in proporzione diretta con l’umiliazione subita, la follia non è più un fenomeno eccezionale, bensì una patologia di massa che si diffonde come conseguenza del supersfruttamento cui è sottoposta la mente e il sistema nervoso della collettività. E il suicidio tende a diffondersi sempre più ampiamente quando il cervello collettivo non vede più alcuna via di scampo.

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Campagna per una psicopatologia non statistica, l’adesione del Centro Studi e Ricerche Josè Bleger

Il Centro Studi e Ricerche Josè Bleger, Scuola di Prevenzione, condivide la campagna partita da Barcellona per una psicopatologia non statistica (della quale pubblica, in calce, il Manifesto tradotto). Il DSM è un codice di classificazione che raggruppa sintomi in sindromi cliniche. L’idea di fondo è il riduzionismo biologico che a sua volta è una condizione necessaria per l’industria farmaceutica . In fatti i farmaci hanno bisogno di indicazioni precise e non vaghe. Tuttavia la clinica dimostra che l’efficacia di un trattamento psicofarmacologico è una efficacia simbolica. L’efficacia reale è sempre subordinata all’efficacia simbolica. Continua la lettura

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